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06 settembre 2022

Calabria e medici cubani. Un affare da 84 milioni di euro in 3 anni: tutti i benefit dell’Accordo

 


Affaire Cuba e dintorni

Parte II

 

La sanità in Calabria è commissariata dal mese di luglio del 2009, ma nessuno è a conoscenza del debito effettivo che gravava a quel tempo sulle casse regionali. A distanza di 13 anni, non si sa ancora quale sia la reale situazione dei ‘conti’ della sanità, ma se la Regione è ancora commissariata significa che i debiti non sono stati ripianati. Da novembre 2021, il ruolo di “commissario ad acta per l’attuazione del Piano di Rientro dal disavanzo del settore sanitario” è stato affidato al presidente della Regione, Roberto Occhiuto. Una sanità, quella calabrese, senza più speranza ormai, che si arrangia da anni dopo i 18 ospedali chiusi nel 2010 e la deriva della sanità territoriale. E, oltre alle strutture obsolete, i calabresi fanno i conti da decenni con la carenza di personale nelle strutture sanitarie pubbliche. Oggi la situazione è scoppiata. Mancano medici, non si può, pertanto, garantire al cittadino il diritto alla salute, come previsto dalla nostra Costituzione. Per ovviare a questo annoso problema, il presidente-commissario Occhiuto ha firmato un “Accordo quadro di cooperazione per la fornitura di servizi medici e sanitari” con la Comercializadora de Servicios Medicos Cubanos S.A. (CSMC S.A.).

 

Secondo l’Accordo (https://www.regione.calabria.it/website/portalmedia/decreti/2022-08/1660815672262_Accordo.pdf), saranno 497 gli operatori sanitari cubani che presteranno servizio in Calabria per tre anni, al costo di 4.700 euro al mese. Un’operazione di oltre 84 milioni di euro. Ma non finisce qui, visto che l’Accordo prevede numerosi obblighi per la Regione Calabria, come:

·         farsi carico dell’ottenimento delle autorizzazioni previste dalla normativa vigente della Repubblica Italiana per l’ingresso, il soggiorno e il lavoro non appartenenti all’UE;

·         assumere i costi di trasporto internazionale e nazionale di professionisti cubani per le vacanze durante l’esecuzione del presente Accordo, per l’inizio e la conclusione dei servizi forniti, nonché quelli derivanti dal ritorno a Cuba per partenza temporanea o definitiva;

·         pagare in anticipo il rimborso spese forfettario agli operatori sanitari cubani, all’arrivo nella Repubblica Italiana, per garantire le condizioni di vita e di cibo;

·         garantire alloggio, mobili e servizi necessari (mobili, elettrodomestici, utensili da cucina, biancheria, acqua, elettricità, internet, gas, telefono, aria condizionata, computer), in conformità con le condizioni del luogo in cui svolgono le loro attività;

·         garantire mezzi di protezione individuali della salute e gli strumenti e le risorse necessarie per l’adeguata fornitura secondo la specialità;

·         assicurare cure mediche e stomatologiche gratuite, in particolare per le emergenze urgenze;

·         fornire un contratto di assicurazione a ognuno di essi, con copertura di responsabilità civile, in termini simili alla copertura per i dipendenti del SSN. La copertura assicurativa dovrà essere riconciliata con CSMC,S.A;

·         garantire l’accesso alle informazione, ai media e agli eventi scientifici;

·         garantire il godimento delle festività stabilite nella Repubblica di Cuba (1 e 2 gennaio, 1 maggio, 26 luglio, 10 ottobre, 25 dicembre e 31 dicembre) e di quelle fissate nella Repubblica Italiana e se saranno tenuti a lavorare nelle suddette festività la Regione Calabria fornirà lo stesso trattamento riservato ai professionisti italiani;

·         riconoscere il diritto alle ferie retribuite degli operatori sanitari cubani e il godimento di 30 giorni nella Repubblica di Cuba;

·         farsi carico delle spese della visita medica all’arrivo in Calabria, nonché delle spese di soggiorno dell’operatore che non supera la visita medica fino al suo ritorno a Cuba;

·         facilitare l’apertura del conto bancario individuale all’arrivo in Calabria;

·         garantire al coordinatore (rappresentante legale) del CMCS, SA, assistenza tecnica e legale per lo svolgimento delle sue funzioni;

·         fornire uno spazio fisico al coordinatore e al team di coordinamento designato.

 Altri obblighi:



Un Accordo evidentemente sbilanciato che graverà su tutti i cittadini e farà indignare i medici calabresi in servizio. E già, i cubani troveranno qui l’America, come suol dirsi, e i calabresi gliela garantiranno. Resta, poi, da capire, dove saranno attinti gli 84 milioni dell’operazione. Ma questa, sicuramente, è una storia non ancora definita.

Cosenza, 6 settembre 2022

© Francesca Canino

 

04 settembre 2022

Calabria, sperperi e schiavitù moderna: chi e cosa c’è dietro l’affaire Cuba

 Affaire Cuba e dintorni


I Parte

Non convince la ‘faccenda’ cubana architettata dal presidente della Regione Calabria e commissario alla sanità Roberto Occhiuto. Dal primo annuncio dato dallo stesso presidente-commissario per divulgare l’accordo tra la Calabria e la Repubblica di Cuba, la vicenda ha assunto contorni poco chiari. Specialmente all’indomani della firma dell’Accordo quadro di cooperazione per la fornitura di servizi medici e sanitari tra la Regione Calabria e la Comercializadora de Servicios Medicos Cubanos S.A. (CSMC S.A.), approvato il 17 agosto scorso con DCA n. 87 (https://www.regione.calabria.it/website/portaltemplates/view/view.cfm?29676).

 

La Comercializadora de Servicios Medicos Cubanos S.A. (CSMC S.A.)

La CSMC è una società commerciale con capitale totalmente cubano in mano al governo di L’Avana, disponibile a offrire servizi sanitari al fine di garantire la regolare erogazione dei servizi sanitari necessari alla Regione Calabria. È quanto si legge nelle premesse dell’Accordo quadro, che continua con una serie di clausole poco edificanti. 497 operatori sanitari cubani presteranno servizio in Calabria per 2 anni. Si partirà con 137 sanitari per poi arrivare al numero richiesto. Gli operatori sanitari «forniranno i servizi concordati usualmente per 40 ore settimanali, dal lunedì al venerdì, in giornate lavorative di otto (8) ore al giorno, compresa una guardia di ventiquattro (24) ore per ogni settimana». La Regione Calabria, dal canto suo, si impegna, o forse sarebbe meglio dire si inguaia, assumendo costi, rimborsi e altre incombenze a tutto svantaggio dell’ente. Cui prodest? E, soprattutto, cosa sottende questa operazione?

Intanto è necessario precisare che la CSMC, che si autodefinisce “Società internazionale di servizi medici”, in realtà esporta personale medico da Cuba in diversi altri paesi. Un business già collaudato che arricchisce il regime castrista e priva dei diritti i suoi medici.

 

I compensi ai medici cubani secondo l’Accordo quadro di cooperazione per la fornitura di servizi medici e sanitari

Proseguendo nella lettura dell’Accordo quadro, si apprende che per ogni medico cubano la Regione Calabria spenderà 4.700 euro al mese, di cui 1.200 euro andranno ad ogni operatore come rimborso spese. Il tutto esente da imposte, sebbene il lavoro si svolgerà sul territorio italiano. Il restante valore di 3.500 euro sarà pagato direttamente con bonifico bancario alla CSMC, S.A., attraverso il “Banco Financiero Internacional”, S.A. L’Avana. L’operatore sanitario cubano, dunque, riceverà solo una percentuale di quanto la Regione sborserà per il suo lavoro. Non solo, i sanitari saranno sottoposti ad una serie di restrizioni che violano i diritti umani. Se a questo si aggiunge che percepiranno solo una parte del loro compenso, si potrà, giustamente, parlare di schiavitù. Necessario aggiungere che la CSMC designerà “il Coordinatore degli operatori sanitari cubani nella Regione Calabria, come rappresentante legale di CSMC S. A. in Italia”. In pratica si tratterà di controllori.

 

Alcune reazioni

L’operazione Cuba ha, pertanto, sollevato una serie di disapprovazioni e dubbi anche sugli effettivi titoli posseduti dagli operatori cubani in partenza per la Calabria.

La dottoressa Maray Sara Sanchez Guevara, Segretaria ODV Democrazia e Libertà, ha definito, presso la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei Diritti Umani, l’emigrazione dei sanitari cubani una tratta di esseri umani, una schiavitù moderna praticata dalla dittatura dell’Avana attraverso le sue “Missioni Internazionaliste”, o “Brigate Mediche”, come sono conosciute in Italia. Una ‘missione’ in contrasto con la risoluzione 0342/2021 del Parlamento Europeo (https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/B-9-2021-0342_IT.html), che ha ricevuto l’approvazione della maggioranza con 386 voti favorevoli e che nel suo articolo 10: “Condanna le violazioni sistematiche dei diritti umani e del diritto del lavoro commesse dallo Stato cubano nei confronti del suo personale sanitario in servizio all'estero nell'ambito delle missioni mediche e in violazione delle convenzioni fondamentali dell'OIL ratificate da Cuba”.

Una denuncia portata avanti dall’Organizzazione Internazionale Prisoners Defenders, inoltre, basata su circa 2000 testimonianze di cittadini cubani, ha confermato che gli operatori sanitari sono stati costretti a lavorare all’estero in condizioni non accettabili per i paesi democratici.

 

Le reazioni dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri della Calabria

I presidenti dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri della Calabria hanno evidenziato già nelle scorse settimane che «i titoli vanno rigorosamente verificati per poter esercitare la professione in Italia e in Calabria sempre con regole trasparenti e procedure certe evitando il pericolo di sfociare nell’esercizio abusivo… che la conoscenza adeguata della lingua italiana, nell’esercizio di qualunque professione ed, a maggior ragione, nel campo dell’emergenza sanitaria (come precisa l’accordo firmato), è di importanza fondamentale: la mancanza, ma anche la sola insufficiente conoscenza di questo strumento essenziale di comunicazione, può risultare drammaticamente dannosa e ritardare o non individuare tempestivamente diagnosi e cure appropriate o, peggio, perdere vite umane anziché salvarle… Così come è molto preoccupante l’inevitabile ignoranza riguardante le nostre pratiche di medicina legale (ad esempio: i referti che per legge è obbligatorio vengano redatti dal professionista che ha constatato il fatto, la certificazione formale della morte ecc.) da parte di colleghi stranieri, al pari di tante regole in materia sanitaria che il nostro sistema sanitario pone a tutela dei cittadini, che hanno il diritto di trovare competenza e non solo un pronto soccorso “aperto”! ». I presidenti hanno, dunque, chiesto: «Che vengano vagliate prima altre soluzioni e percorsi che tengano conto, intanto, del coinvolgimento dei medici di continuità assistenziale, degli specializzandi (non solo dell’unica Facoltà di Medicina calabrese), dei medici in formazione per la medicina generale, dei medici in quiescenza, ecc. e soprattutto che si facciano reali ed attrattive manifestazioni di interesse nei confronti di nostri iscritti che lavorano in altre regioni d’Italia. A questo proposito, è necessario che si faccia anche una seria analisi sui motivi per i quali centinaia di medici, pur conservando la residenza in Calabria e l’iscrizione negli Ordini della nostra regione, hanno preferito le opportunità di lavoro offerte in altre regioni».

 

L’Accordo firmato dal presidente Roberto Occhiuto potrebbe aiutare un regime comunista che viola i diritti umani e, nel contempo, alimentare un sistema di schiavitù e tratta di persone che è già all’attenzione di tanti organismi internazionali. Molti sono i punti dell’Accordo quadro che evidenziano un affare sbilanciato, a vantaggio esclusivo di Cuba. Infatti, la Regione Calabria – in Piano di Rientro - sborserebbe 28 milioni di euro all’anno per avvalersi di operatori che probabilmente non possiedono i necessari titoli; che, come vedremo prossimamente, pare siano sottoposti a regime di schiavitù; che graverebbero, infine, sul bilancio della regione più povera d’Europa non solo per i 28 milioni di euro all’anno, ma per una serie scandalosa di esose richieste che la CSMC ha fatto e ottenuto dal presidente Occhiuto. Ci chiediamo: il Ministero della Salute è a conoscenza di questa operazione?


Cosenza, 5 settembre 2022

© Francesca Canino

 

19 agosto 2022

Calabria, ecco perché i concorsi per medici ospedalieri vanno deserti


Se i concorsi per medici ospedalieri in Calabria, soprattutto nelle discipline più rischiose e impegnative anche sotto il profilo psico-fisico (principalmente emergenza), vanno spesso deserti, non avviene certo per una punizione divina, ma per una serie di motivi facilmente individuabili. 

Dal numero chiuso nelle facoltà di Medicina, agli ingiusti riconoscimenti economici, dall’impossibilità di vincere qualsivoglia concorso se non si è “parte” di famiglie (in tutti i sensi), partiti, logge, agli ostacoli che vengono posti sul cammino di chi, per puro caso, si trova a lavorare in un ospedale calabrese senza le spalle coperte.

Ogni anno, in Italia, viene ammesso un determinato numero di studenti al corso di laurea in medicina e, in seguito, un numero ancora minore per accedere alle varie specializzazioni (titolo necessario per l’accesso al SSN). Questo numero, da oltre 30 anni, viene calcolato non sulla base dei fabbisogni di salute, ma su meri calcoli economicistici. Da aggiungere che, con l’allungamento degli anni necessari al completamento del percorso specialistico, per avere uno specialista in discipline mediche necessitano minimo 11 anni, per quelle chirurgiche 12. In questo modo, negli anni, si è creata una carenza di medici che permette ad ogni giovane specialista di poter tranquillamente scegliere dove e in quale ruolo lavorare.

Appena uscito dall’università, ognuno ha le sue legittime aspettative: crescita professionale, fare ricerca, ambire a progressioni di carriera, svolgere la professione in modo etico, scientifico e, perché no, con il giusto riconoscimento economico. Quante di queste aspirazioni potrebbero essere soddisfatte lavorando in Calabria? Nessuna.

In Calabria, gli stipendi, a parità di ruolo e posizione, sono mediamente più bassi del 10% rispetto a quelli delle altre regioni; la progressione di carriera ha come titolo fondamentale “l’appartenenza”; dove, proprio per questo, la gran parte dei primari è composta da “miracolati” di cui la maggior parte, non avendo la giusta autorevolezza, non garantiscono una buona crescita professionale, figurarsi la possibilità di fare ricerca; sempre in Calabria, non c’è un euro investibile in fondi di ricerca e formazione seria; le pressioni “esterne” creano ostacoli difficilmente sormontabili per comportamenti professionali etici e scientifici, facendo aumentare a dismisura i rischi medico-legali ed anche, spesso, personali. In un quadro come questo, c’è qualcuno che si chiede perché i concorsi vanno deserti. La giusta domanda sarebbe: chi sono quei pazzi che vogliono ancora venire o restano a lavorare in Calabria? Forse per questo ci siamo rivolti a Cuba. Sono sufficientemente preparati professionalmente ma, soprattutto, sono abbastanza lontani per non conoscere il disastro in cui si imbarcheranno.

Cosenza, 19 agosto 2022

© Francesca Canino

18 agosto 2022

Calabria, arrivano i medici cubani, ma il sistema non si salverà

 


Medici cubani in Calabria in aiuto al sistema sanitario calabrese. È l’ultima trovata del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, dopo l’aumento scandaloso degli stipendi ai manager della sanità (mentre i medici attendono da due anni di ricevere i contributi Covid) e dopo un anno circa di mandato in cui la sanità, il problema più grave della Calabria, ha continuato a languire. Speranze zero per l’immediato futuro se non si analizzano le cause e non si rimuovono i vari steccati che hanno imprigionato la sanità. Intanto, «ieri il Presidente Occhiuto, con un video messaggio su Facebook, ha trionfalmente annunciato la firma dell’accordo per ottenere 497 medici cubani in aiuto al Sistema Sanitario Regionale che ne ha una grave carenza. Non riesco a capire le motivazioni a sostegno dei toni entusiastici per l’accordo raggiunto». A parlare è il dottor Rodolfo Gualtieri, segretario provinciale aggiunto CISL Cosenza, che così continua: «A me pare, ma potrei sbagliarmi, che lui stesso, negli ultimi 30 anni, abbia frequentato il Parlamento italiano militando in un’area politica tra le principali responsabili dello sfacelo sanitario della nostra regione e dell’intera nazione».

Lo sfacelo accennato è sotto gli occhi di tutti e si è rivelato in tutta la sua gravità nel periodo pandemico. Ma la sanità italiana era già in declino, mentre quella calabrese si era dissolta da tempo secondo la volontà della malapolitica, della massomafia e dei cittadini silenti e proni ai poteri forti e marci. Un processo di distruzione che viene da lontano e che oggi ci interroga sulle azioni che lo hanno attuato.

«Chi ha introdotto – domanda Gualtieri - il numero chiuso nelle facoltà di medicina senza una reale programmazione dei fabbisogni? Chi ha contribuito allo sfacelo del SSN con tagli continui ai bilanci? Chi ha fatto della Sanità un terreno di gestione del potere con nomine di assoluti incapaci, quando non di autentici criminali, nei posti chiave (intendo per questi dal Ministro fino all’ultimo dei Primari) della Sanità? Chi ha ridotto la formazione medica ad un mercimonio per il quale Dante introdurrebbe un apposito girone infernale? Per di più, come riesce Occhiuto a giustificare il suo endorsement verso la vituperata Cuba, che a dire della sua area politica è un residuo di quel comunismo causa di tutti i mali del mondo?».

Domande legittime che non troveranno mai una risposta. Gli altarini non devono essere scoperti, crollerebbe un sistema ancora solido alimentato dal disinteresse e dalla poca memoria degli italiani.

«Contando sulla scarsa memoria degli italiani - conclude Gualtieri - e soprattutto sulla loro capacità di bersi qualsiasi cosa, quella che potrebbe essere tranquillamente la requisitoria d’accusa finale ad un processo ad un’intera classe politica viene trasformata in un messaggio trionfale per aver portato a termine una brillante operazione a sostegno della sanità regionale. C’è un’ultima domanda da porsi riguardo lo sfacelo della Sanità Pubblica. È tutto scaturito per idiozia o per calcolo finemente studiato?».

Cosenza, 18 agosto 2022

© Francesca Canino


29 giugno 2022

Calabria, mantenerla arretrata è un disegno ben architettato


 

Nothing happens by chance

di Domenico Canino

Se una persona qualunque cerca di fare un'analisi dei motivi dell’arretratezza della Calabria e unisce i puntini, salta fuori un disegno.

Classe politica fatta da persone della peggiore specie ad ogni livello? E ci siamo.

Tendenza a parlarci male addosso e dare la colpa a tutti tranne che a noi stessi? E ci siamo.

Mancanza di visione e progettualità sul lungo termine? E ci siamo.

Mancanza di risorse finanziarie? No, non ci siamo.

Nel corso degli anni sono arrivati fiumi di soldi per sanità, infrastrutture, depuratori, strade, energie rinnovabili, etc.

Ma c’è un MA grosso come una casa. Tutte queste ingenti risorse finanziarie sono arrivate già destinate dal governo centrale, ben affiancato dai RAS locali, in capitoli fallimentari. Ovvero, si sapeva già dall’inizio che non avrebbero portato nessuno sviluppo, né miglioramento della vita dei cittadini.

Formalmente il governo centrale o la comunità europea dicevano: “Ti diamo queste risorse perché tu possa spenderle per migliorare vari settori”. Ma le modalità e i settori a cui queste risorse erano destinate erano tutti sbagliati.

Un disegno chiaro: la Calabria deve essere mantenuta sotto una soglia di sviluppo.

Abbiamo innumerevoli esempi:

1) La CE destina 160 milioni di euro per i trasporti e la Regione Calabria fa un progetto di metro leggera su Cosenza- Unical. Progetto totalmente sbagliato e inutile, poiché avrebbe costi di gestione altissimi a fronte di nessun vantaggio sui tempi di trasporto e sul miglioramento del traffico, oltre a non avere un bacino di utenza necessario. Eppure la CE approva e mette i soldi a disposizione per 5 anni, nonostante il progetto sia totalmente sbagliato! Poi, per fortuna, l’incapacità totale degli amministratori regionali e comunali, fa saltare il progetto, perché non si mettevano d’accordo su come dividere la torta.

2) La statale Jonica 106. È la prova ‘provata’ che il governo centrale non vuole nessuno sviluppo dell’area jonica della Calabria. La si vuole tenere arretrata. C’è ancora in gran parte il tracciato di Michele Bianchi degli anni ‘30. E meno male! In quasi 100 anni non si è stati capaci di fare una superstrada a due corsie dello Jonio, come quella che c’è da Sibari ad Amendolara dal 1978. Ora il governo manda altri soldi e che fa? Invece di fare un pezzo di superstrada da Sibari ad andare verso Sud, verso Mirto, Cariati, che fanno? Destinano i soldi a rifare il pezzo che già va bene da Sibari ad Amendolara, aggiungendo un nuovo pezzo a Nord sopra Roseto. Lampante, non ci deve essere sviluppo e viabilità a Sud di Corigliano- Rossano.

3) Ferrovie. Capitolo impietoso. Funziona bene solo la tirrenica. E però senza alta velocità, che sennò magari ci abituiamo bene. La ferrovia jonica è pietosa. Inoltre, la rete ferroviaria interna della Calabria è inutile e costosissima e con pochissimi viaggiatori. Tutti prendono gli autobus, più veloci e meno costosi. Perché non si chiudono le ferrovie secche e si destinano le risorse alla gomma? Perché così le aree interne hanno sempre poche corse e non c’è possibilità che si sviluppino troppo.

4) Autostrada. Il tracciato originale era costiero, quello attuale è zeppo di viadotti e gallerie, con costi altissimi se si vuole rifare un pezzo ex novo. Infatti, nei punti difficili tipo Cosenza-Falerna, non è stato rifatto il tracciato. Errore madornale cambiare il tracciato.

5) Porto di Gioia Tauro. Nato negli anni 70, è costato una barca di soldi e serve solo per transhipment. In 50 anni non è stato dotato di vere aree industriali e collegamenti alla rete ferroviaria. Magari fra altri 50 anni… La rete portuale, per una regione tutta coste è inadeguata: tanti piccoli approdi, ma pochi porti veri dove possono approdare grandi navi per turismo e merci. Corigliano è un esempio positivo, ma non basta.

6) Rete stradale interna ormai sufficiente perché la popolazione è sempre di meno. Non c’è bisogno di nuove bretelle, basta quello che c’è, purché sia tenuto bene. Eppure tutti vogliono una superstrada che arrivi sotto casa!

7) Aeroporti, funziona solo Lamezia. È un chiaro disegno affossare Crotone e Reggio. Hai visto mai che quelle aree possano avere sviluppo? Un aeroporto a Sibari sarebbe molto positivo, magari avrebbe un basso bacino di utenza, ma avrebbe un costo di costruzione e gestione molto basso e l’area, come Lamezia, è per natura e clima chiaramente vocata. Ma non si fa. Eppure i soldi in ballo sarebbero molto meno dei 160 milioni della metro di Cosenza. Meditate, perché si tenta di finanziare opere sbagliate e non quelle che portano sviluppo. E la mancanza di una rete di eliporti ed elisuperfici? Città come Cosenza, Corigliano-Rossano, Vibo, Tropea, Basso Jonio, Sila, Aspromonte, Serre Vibonesi, avrebbero bisogno di elisuperfici attrezzate per trasporti di protezione civile, eliambulanze, servizi antincendio, etc. Ma costano troppo poco e portano tanti vantaggi. Non sia mai che un turista ricco possa farsi accompagnare in elicottero in Sila o in Aspromonte da Lamezia, magari in un resort di alto livello. I turisti ricchi senza aeroporti ed eliporti ce li sogniamo. Magari passano con le megabarche sul mare e non sanno dove approdare.

😎Nuovi Ospedali. Anche qui si costruirà il recinto dopo che le vacche saranno scappate. Sono specchietti per le allodole. La Calabria ha un forte spopolamento, non ha bisogno di megastrutture ospedaliere, ma di buoni piccoli ospedali funzionanti, con adeguato numero di medici e personale di supporto. Invece i soldi andranno sul nuovo cemento e quando saranno finiti, tra 20 anni, non ci sarà rimasto più nessuno qui.

9) Il mare. Grandissima risorsa per una regione tutta coste. Ma bisogna tenerlo pulito per i turisti, visto che non abbiamo l’organizzazione e le strutture ricettive di altre regioni. Eppure, dappertutto i depuratori non funzionano e nonostante le pezze e i finanziamenti il mare è sporco. Se si volesse davvero fare, si potrebbe fare.

10) Si può continuare per tanti altri settori, dall’agricoltura, ai trasporti privati, al turismo, dove i soldi vengono spesi su progetti di immagine e non su iniziative concrete. Le clientele del settore agricoltura delle Regione sono enormi, soldi a fondo perduto, che hanno generato piccoli imperi, mentre i piccoli agricoltori non hanno i soldi nemmeno per il gasolio dei trattori. E poi il lavoro nero, gli immigrati sfruttati a morte, e tutti lo sanno, e ogni tanto si fa un servizio in tv per lavarsi la coscienza.

Per me il disegno è: “Vi teniamo sotto sviluppo, ma siccome i soldi li mandiamo la colpa è vostra”. Troppo comodo, non basta mandare i soldi, bisogna mandarli nei settori giusti e seguire il loro percorso sino all’opera realizzata. Altrimenti è chiaro che essi diventano solo una alibi.

Cosenza, 29 giugno 2022

© Domenico Canino

21 maggio 2022

Ospedale di Cosenza, il commissario Mastrobuono se ne va. Le reazioni dei medici

 


Il commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera di Cosenza Isabella Mastrobuono, dopo i cambi ai vertici delle Asp e delle Ao calabresi voluti dal presidente della Regione, si è accomiatata dal personale ospedaliero bruzio inviando loro una breve lettera. 

«Sono stati mesi intensi – ha scritto Mastrobuono - durante i quali ho avuto l’opportunità di conoscere e apprezzare lo straordinario lavoro che avete fatto e che sono convinta continuerete a fare per i cittadini di questa città. È stato un onore per me lavorare in Calabria e sarò portavoce ovunque della vostra professionalità e della vostra abnegazione, soprattutto nel periodo terribile della pandemia». 

Immediate e contrastanti le reazioni dei medici, alcuni soddisfatti per la partenza del commissario - la cui direzione nell’arco di tutti questi mesi si è rivelata inutile e dispendiosa - altri in disaccordo per l’ennesimo provvedimento che solleva anzitempo dalle proprie responsabilità dirigenti che, con il loro “non fare”, hanno contribuito ad affossare l’ospedale di Cosenza. Taluni sanitari hanno voluto sottolineare che con la suddetta direzione strategica si è raggiunto il punto più basso nella sanità cosentina, soprattutto per la "sudditanza psicologica causata nella maggior parte del personale sanitario dell’Azienda".

Ha espresso, invece, il suo dissenso per il termine anticipato dell’incarico della Mastrobuono il dr. Rodolfo Gualtieri, Dirigente Medico e Segretario Provinciale aggiunto CISL Medici: «Non sono affatto contento del termine anticipato del suo incarico. È infatti l’ennesima volta che si dà, alle Direzioni Strategiche di questa martoriata Azienda, un alibi per tutto quello che non è stato fatto e per le tante promesse mai mantenute». 

Gualtieri, rivolgendosi direttamente al commissario, ha così continuato: «A parte gli altisonanti comunicati stampa, la realtà è che l’Azienda Ospedaliera ha ancora meno posti letto attivi, meno servizi e meno personale di un anno e mezzo fa. Con tutto il rispetto, sento di chiederLe di evitare di essere ambasciatrice nel mondo delle nostre grandi professionalità. Ognuno di noi ha una storia personale e professionale per la quale è già più o meno conosciuto nell’ambiente medico nazionale e qualcuno anche oltre. Sento di interpretare il pensiero di tutti quei professionisti seri che operano nella nostra struttura, chiedendoLe di evitare di assimilarli con gran parte di quella genia informe di cui si è circondata durante la Sua permanenza a Cosenza e che hanno fatto di tutto per distruggere un’Azienda fondamentale per la città e l’intera provincia. Se dovesse mantenere – ha concluso Gualtieri - questa Sua promessa (sarebbe, a dire il vero, l’unica volta), rovinerebbe tante oneste reputazioni costruite in anni di studio e dedizione alla professione».

 Cosenza, 20 maggio 2022

© Francesca Canino

 

 

 

09 maggio 2022

I misteri dell’Annunziata: la Conad raccoglie fondi per il reparto di Pediatria e li consegna al reparto di Neonatologia

 


L’11 maggio prossimo, nel corso di una conferenza stampa che si svolgerà nella Biblioteca della Direzione dell’ospedale di Cosenza, sarà donata una cospicua somma di denaro all’UOC di Neonatologia dell’Annunziata. È quanto si apprende da un comunicato stampa diramato dalla Direzione Aziendale nella giornata di ieri, 8 maggio, per spiegare l’iniziativa “Con tutto il cuore per un grande progetto di solidarietà”.  

Grazie alla cooperazione tra Conad e Thun, pubblicizzata nei loro vari punti vendita, l’Annunziata di Cosenza beneficerà di “una raccolta fondi a sostegno dei reparti pediatrici degli ospedali italiani”. Infatti, «venti soggetti natalizi a marchio Thun, per l’addobbo e la decorazione, realizzati con materiali green – rende noto il comunicato - sono stati distribuiti nei centri Conad nel periodo natalizio: parte del ricavato sarà devoluto al reparto di Neonatologia dell’Ospedale Annunziata per migliorare l’assistenza dei piccoli pazienti Covid positivi».

I dettagli dell’iniziativa e le attrezzature che saranno acquistate grazie alla donazione Conad saranno illustrate durante la conferenza stampa, alla presenza del commissario Mastrobuono, del direttore commerciale Conad area Sud, Alessandro Meozzi e del direttore del dipartimento Materno-Infantile, Gianfranco Scarpelli, che è anche direttore del reparto di Neonatologia.

Ciò che sorprende è la destinazione della raccolta fondi, che come espressamente si legge nel comunicato dovrebbero sostenere “i reparti pediatrici degli ospedali italiani”. A Cosenza, invece, i fondi saranno consegnati e messi a disposizione del solito reparto di Neonatologia, beneficiaria sempre di tutto, anche quando i benefici sono destinati ad altri reparti.

Sarebbe doveroso spiegare i motivi del cambio di destinazione dei fondi, considerato che gli accordi per realizzare il progetto in questione furono presi da Meozzi e dal direttore dell’UOC di Pediatria dell’Annunziata. Vien da chiedersi ora: “Il direttore Meozzi sa che consegnerà il gruzzolo raccolto a una persona diversa da quella con cui ha parlato e fatto il progetto?”.

 

Cosenza, 9 maggio 2022

© Francesca Canino

07 maggio 2022

Ospedale di Cosenza, la “toppa a colore” per Dermatologia e Urologia

 


A tre giorni esatti dalla pubblicazione della notizia sulla paventata chiusura delle Unità di Dermatologia e di Urologia dell’ospedale di Cosenza, è stato diramato un comunicato stampa stile “toppa a colore” da parte dell’Azienda ospedaliera.

La Direzione aziendale ha reso noto di aver individuato sia «i componenti della Commissione, per l’espletamento, con massima urgenza, dell’avviso pubblico a tempo determinato per il reclutamento di un medico specialista in dermatologia» sia «i componenti della Commissione per l’avviso pubblico per 2 Dirigenti Medici da destinare alla UOC di Urologia». L’assunzione è prevista entro un mese. Basta già questo per ridere a crepapelle.

Sono anni che si attendono le assunzioni dei sanitari per migliorare le condizioni dell’ospedale, in sofferenza per l’atavica carenza di personale, e ora, dopo la pubblicazione delle notizie che hanno messo a nudo tutta l’insipienza di chi dirige e ha diretto l’Ao bruzia negli ultimissimi anni, è stato comunicato che saranno reclutati un dermatologo e due urologi. Tre medici in tutto. Entro un mese, proprio perché è stata sottolineata la massima urgenza dell’operazione.

La procedura in questione può essere espletata al massimo in 15 giorni, ma si sa, a Cosenza i tempi si allungano. E per ingannarli, mentre le Commissioni dell’Annunziata si preparano a reclutare un ‘esercito’ di medici, l’Ao ha avviato «le azioni per verificare la possibilità di acquisire anche tramite convenzione con altre Aziende ulteriori prestazioni mediche per la dermatologia». Almeno a questo si poteva pensare prima e non dopo la pubblicazione di alcuni articoli di stampa. Intanto, i Sindacati hanno dichiarato lo stato di agitazione al Prefetto per la mancanza di personale.

Sorprende, inoltre, che tale provvedimento sia stato deciso in un momento di cambiamenti per l’Azienda ospedaliera, visto che a breve il commissario Mastrobuono approderà su altri lidi. Di lei, così come di chi l’ha preceduta, resterà solo il ricordo delle tante parole, delle promesse di aperture mai completamente avvenute (Mariano Santo per esempio) e dei premi economici elargiti e incassati “per aver raggiunto gli obiettivi”. Quali siano gli obiettivi non è dato sapere.

È lecito ora chiedersi: se nessuno avesse pubblicato la notizia della crisi in atto nelle Unità di Dermatologia e Urologia, la Direzione avrebbe avviato le procedure per il reclutamento dei tre medici?

Cosenza, 6 maggio 2022

© Francesca Canino

03 maggio 2022

Ospedale di Cosenza: a rischio chiusura Dermatologia e Urologia per mancanza di personale, ma i dirigenti incassano premi

 


Non passerà indenne i prossimi due mesi e l’estate prossima crollerà su se stesso. Sono queste le voci che circolano sull’ospedale civile dell’Annunziata, che non ha mai vissuto un momento così critico da quando è stato fondato nei lontani anni ’30 dello scorso secolo. Il problema non è solo strutturale, anche se ha quasi cent’anni, ma riguarda, invece, l’organizzazione e la carenza di personale. Niente di nuovo da oltre un decennio ed è proprio per questo che si è giunti, oggi, ad avere un Hub regionale svuotato di servizi e sanitari, a fronte delle tante tasche piene dei premi economici elargitiper aver raggiunto gli obiettivi”. Con buona pace del commissario dell’Ao bruzia Isabella Mastrobuono e del commissario-presidente della Regione Roberto Occhiuto. Entrambi lontanissimi dalle esigenze dei cittadini-pazienti, agli antipodi dai bisogni del personale sanitario, sempre più ridotto e oberato di lavoro all’inverosimile. Ecco perché è doveroso chiedersi quali siano gli obiettivi raggiunti dai premiati, considerato che l’Annunziata ha ormai toccato il fondo. Ma andrà oltre il fondo, e anche molto presto. Il disinteresse dei politici e la gestione fallimentare dei vari commissari che si sono susseguiti negli ultimi anni hanno contribuito ad affondarlo sempre più, a vantaggio, forse, di ‘una’ sanità privata – finanziata tuttavia da fondi pubblici col placet della Regione - che, specialmente nel cosentino, avanza come un carro armato.

Molti i segnali che hanno preannunciato il collasso dell’ospedale cosentino, ma oggi ne giungono di nuovi. Pare sia a rischio chiusura l’Unità di Dermatologia (anche le attività ambulatoriali) sita nel plesso del Mariano Santo. Si tratta dell’unica Unità presente in provincia, che resterebbe, a questo punto, priva di un servizio molto importante. Stesso problema si verifica in Urologia, dove il personale risicato non è più in grado di reggere alla domanda di salute proveniente dal territorio. Si parla di dimissioni di alcuni sanitari perché non riescono garantire i turni e i servizi proprio per la mancanza di personale. Intanto, sono numerosi i casi di pazienti con tumore in lista di attesa che attendono di essere operati, ma non ci sono posti letto, mancano i sanitari, non si possono programmare le sedute operatorie e gli interventi sono rimandati sine die. Inoltre, non è stato garantito il turn over e la nuova dirigente del Personale procede a rilento. È una vera emergenza sociale, Dermatologia e Urologia, infatti, sono le uniche unità specialistiche della provincia in centro Hub.

Cosa si aspetta a intervenire?

Cosenza, 3 maggio 2022

© Francesca Canino

 

29 aprile 2022

Ospedale di Cosenza, il commissario Mastrobuono, promossa da Agenas, va via


 

Lascerà l’Annunziata il commissario Isabella Mastrobuono probabilmente nella giornata di sabato 30 aprile. Una partenza tante volte sussurrata, ma che solo ora si avvera nonostante le positive valutazioni dell’Agenas sul suo operato.

Mastrobuono è stata promossa insieme ai suoi colleghi messi a capo delle aziende ospedaliere e sanitarie calabresi, anche se la sanità regionale è allo sbando, gli ospedali non sono degni di questo nome e il debito che ha portato al commissariamento non è stato mai quantizzato realmente. Forse nemmeno ridotto, ma questo non è dato saperlo.

Quel che sappiamo, invece, e anche bene, è che la partenza di Mastrobuono non genererà rimpianti, visto lo sfacelo che caratterizza il nosocomio bruzio. Sicuramente non è responsabile in toto delle condizioni in cui versa l’ospedale, ma è fuor di dubbio che non si sia prodigata per apportare alcuna miglioria, anzi gli ha inferto il colpo di grazia. Basta fare qualche esempio: il Pronto soccorso è sempre più disorganizzato, senza personale, affollatissimo e da qualche giorno ha ricevuto indicazioni per accogliere solo i codici rossi. Il Mariano Santo, dopo gli strombazzati e numerosi annunci di fine lavori, è ancora un semicantiere. E si potrebbe continuare ancora, ma, dinanzi alla valutazione positiva giunta dall’Agenas, altri sono gli interrogativi che ci poniamo: quali sono i criteri su cui si basano le valutazioni dei dirigenti? Quali sono i risultati conseguiti? C’è un premio pecuniario per i promossi che hanno raggiunto gli obiettivi, lasciando macerie dietro di loro?

Sono domande necessarie per capire i motivi che inducono l’Agenas a emettere giudizi positivi sull’operato di personaggi che hanno contribuito ad affossare le strutture di cui sono stati a capo. Ma un altro interrogativo sorge in seguito alla faccenda ‘promozione’: se i dirigenti sono stati valutati positivamente, significa che hanno ben lavorato, allora perché spostarli? Tutti promossi, ma trasferiti, tranne il commissario dell’Asp di Crotone. Perché?

Il commissario ad acta della sanità calabrese Occhiuto ha deciso di far ‘ruotare’ da un’azienda all’altra i vari dirigenti, senza però spiegarne i benefici. Non sa il presidente-commissario che la rotazione equivale a un blocco delle attività sanitarie? Ogni dirigente trasferito, infatti, impiegherà almeno due/tre mesi per avviare il suo nuovo lavoro e ciò comporterà una paralisi nelle varie aziende fino al periodo estivo e anche oltre. Abbiamo bisogno di questo soprattutto in considerazione che in autunno scadrà il Decreto Calabria e sarà tutto azzerato?

La rotazione dei commissari che Occhiuto ha voluto per contrastare preventivamente corruzione e illegalità è un provvedimento poco vantaggioso se si lasciano nei posti che contano direttori o capi di Dipartimento molto ‘attempati’. Ecco perché la favola della rotazione non convince, ma preoccupa per gli effetti che produrrà. A Cosenza le preoccupazioni saranno maggiori se verrà confermato alla dirigenza dell’Annunziata il prescelto da Occhiuto, tal Gianluigi Scaffidi. Vedremo cosa accadrà lunedì prossimo.

Cosenza, 29 aprile 2022

© Francesca Canino  

 

26 aprile 2022

icittadinisegnalano: Cosenza da incubo, traffico alle stelle e sporcizia

 


Riceviamo e pubblichiamo

Cosenza è inaccessibile prima e invivibile poi. Una città da cui stare lontano, ma purtroppo questo non è possibile, specialmente per chi come me abita nelle zone a sud. Stamattina, poi, il caos ha raggiunto l’apice a causa della mancanza di organizzazione da parte di chi dovrebbe garantire viabilità e civiltà. Traffico impazzito e strade interrotte sono state le caratteristiche della mattinata di oggi, 26 aprile, che hanno fatto perdere molto tempo a chi deve necessariamente recarsi in città. Oltre al tempo, abbiamo sprecato molta benzina, con quel che costa oggi, visto che siamo stati fermi nel traffico per buoni 40 minuti su via Bendicenti. Da premettere che per arrivare nella zona di San Gaetano, ho impiegato circa un’ora rispetto ai soliti 15 minuti degli altri giorni. Arrivata a San Gaetano ho trovato una deviazione causa lavori, che mi hanno dovuto far imboccare la strada che porta a colle Triglio. Da qui, ho cercato di raggiungere Via Popilia, dove mi sono scontrata con altre situazioni assurde. Infatti, non erano stati rimossi i blocchi di cemento che chiudono le varie traverse e quindi non è stato possibile accedervi direttamente, ma solo dopo giri e giri. 



Anche all’ingresso di Via Mancini mi sono imbattuta nel caos totale. Arrivata finalmente in centro, dopo aver cercato un parcheggio per più di mezz’ora, mi sono incamminata verso Corso Mazzini, percorrendo prima delle strade secondarie. Non lo avessi mai fatto: la spazzatura e il degrado che ho trovato nelle vie intorno al corso principale mi hanno riportato alla mente l’era Occhiuto, quando la città era sporca e abbandonata, ma lui diceva che era bellissima e pulita. Sul corso, inoltre, altre disavventure mi aspettavano. Sento di dire che non è un più un corso, ma una pista per biciclette e altri veicoli a due ruote che sfrecciano incuranti dei pedoni. Meno male che è un’isola pedonale! Ma la cosa che più mi ha indignato è stata la mancanza dei controlli. Nessun vigile in giro a controllare il traffico, le bici e gli ambulanti a iosa sul corso, che da salotto buono è diventato un luogo dove ognuno può fare quel che gli pare. In compenso, i tavolini dei bar all’aperto (circondati da bidoni della spazzatura) erano pieni, non solo di persone, ma anche di colombi agguerriti e invadenti. Entro per un caffè, e il barista non ha la mascherina. Me ne sono tornata a casa stanca e depressa per aver visto la mia città ridotta a una discarica in ogni senso. Poi dicono che la Calabria si svuota. Le ragioni esistono.

Lettera firmata

24 aprile 2022

icittadinisegnalano: Mongrassano, "l'isola felice" da cui tanti vorrebbero scappare

Riceviamo e pubblichiamo


Gentile giornalista,

pochi giorni fa la Rai ha trasmesso un servizio su Mongrassano (CS), puntando l’attenzione su alcune opere pubbliche che sono nel più completo degrado. La Rai è stata molto "buona", perché non ha mostrato le immagini del secondo campo sportivo, in Contrada Scalo ferroviario, che si trova in stato di abbandono a seguito dei lavori di miglioria. Questi lavori non sono mai stati consegnati dalla ditta, che pare sia una ditta amica dell’amministrazione comunale, e il risultato è stato che abbiamo perso migliaia di euro. Tornando al servizio Rai, c’è da dire che noi residenti abbiamo dovuto ascoltare e subire, ahinoi, le parole dell'attuale sindaco Mariani, che ha definito il nostro paese un'isola felice.

Ci chiediamo: isola felice perché? Per i tanti affari, legami, commistioni, intrecci tra i personaggi che detengono un minimo di potere nel paese e che si spartiscono le risorse del paese?  Isola felice perché spesso non si rispettano le regole, ma si fa finta che tutta vada bene? Isola felice perché nei giorni di vento il rumore dell’impianto eolico è insopportabile per i cittadini del centro storico? Isola felice perché è stata teatro di un tremendo fratricidio? Isola felice per gli abusi commessi da chi può?

Sicuramente è ed è stata un’isola felice per chi ha avuto le mani in pasta tante volte e si è sempre salvato, per chi ha avuto promozioni e favori grazie al solito politico potente.

Mongrassano è il paese dove si intercettano le grandi opere, ma si dimentica di adeguare l’impianto elettrico dell’istituto scolastico e quindi si continua a riscaldare la scuole con il gpl fornito da chissà chi. Mongrassano è un’isola così felice che non ha metano in molte zone, non ha fognature complete, non c’è attenzione per il territorio, si inquina con gli scarti agricoli, ma nessuno può dirle queste cose.  Mongrassano più che un’isola felice è una cittadella di intrighi e sudiciume. E per giocare a pallone dobbiamo andare a San Marco.

Lettera firmata