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28 dicembre 2021

Il Comitato Cosenza vivibile scrive una lettera al sindaco sugli assembramenti e il caos in città

Riceviamo e pubblichiamo



Il 
Comitato Cosenza vivibile scrive una lettera al sindaco di Cosenza, ecco il testo:

"Egregio sindaco, ci rivolgiamo a lei dopo le scene viste il giorno della vigilia di Natale in centro città, affinché si cambi registro. Migliaia e migliaia di persone si sono riversate nelle zone calde della movida per festeggiare la “loro” vigilia tra musica altissima, alcol, traffico, assembramenti pericolosi in periodo di pandemia, senza rispettare alcuna regola, senza mascherine e distanziamento. Un caos iniziato intorno a mezzogiorno e terminato poco prima delle venti, che ha bloccato molte vie della città. Assenti le forze dell’ordine e i vigili urbani, ormai dei veri fantasmi nella città dei Bruzi. Le chiediamo di rimetterli in strada, dove ogni tanto compaiono solo per sanzionare gli automobilisti, davvero riduttivo, non le pare?

Vogliamo anche ricordarle che lei è la massima autorità sanitaria sul territorio, pertanto faccia rispettare tutte le regole che il periodo pandemico impone. Abbiamo assistito a scene raccapriccianti il 24 pomeriggio, assembramenti e feste che sicuramente faranno aumentare di molto i contagi. Il mancato controllo ci ha indignato e ci ha spinto a scriverle perché prenda i dovuti provvedimenti per i prossimi giorni di festa. I vigili devono tornare sul territorio, perché questo è il compito che devono svolgere e per cui sono pagati. I cittadini devono sentirsi tutelati e non ostaggio di gente che non rispetta le regole, anche perché nessuno le fa rispettare. È questo che vuole? Una città in cui ognuno può fare ciò che vuole senza limiti? Come disturbare, contagiare e via dicendo?

Dalle scene viste, in una città normale il questore e il prefetto sarebbero stati mandati via dopo qualche ora per non aver garantito ai cittadini la sicurezza e la salute. Ma a Cosenza, nota come la sede del “porto delle nebbie” si soprassiede. Lei è un uomo di legge e non dovrebbe permettere tutto ciò. Le chiediamo di rimandare i vigili sulle strade e di provvedere per evitare movide pericolose per la salute di tutti noi ed evitare i botti che tanto danno fanno agli animali. Grazie.

PS: Non dimentichi di darci l’acqua e di far spazzare i marciapiedi, grazie di nuovo.

Comitato Cosenza vivibile"

Ispezioni ministeriali e visita dei Nas all'ospedale di Cosenza, chi li avrà mandati?

 


Pessime notizie giungono dall'ospedale di Cosenza, ormai allo sbando totale, a dispetto degli annunci trionfali degli ultimi mesi. Oltre all'annoso problema costituito dal Pronto soccorso, dove sembra che nessun sanitario voglia approdarvi, ne sono sorti alcuni nuovi, causati dalla discutibile gestione del nosocomio da parte dei dirigenti. I bene informati fanno sapere che le prestazioni ospedaliere sono al minimo, si garantisce l'emergenza, nemmeno in maniera sufficiente, mentre le attività programmate sono state ridotte al lumicino. Una situazione che non preoccupa tanto i vertici aziendali, impegnati in operazioni fumose che non producono nulla di concreto a parte i soliti annunci. Si assiste, dunque, ad uno svilimento dell'offerta sanitaria nelle varie Unità operative, a tutto vantaggio delle case di cura private, che lavorano incessantemente. Grave, come la mancata riapertura del Mariano Santo, ancora un perfetto cantiere dopo circa sette anni dalla sua evacuazione. Per questa struttura la politica degli annunci ha raggiunto il livello più alto della menzogna. E si prosegue con azzardate promesse, come l'apertura, a giorni, di un ambulatorio non ancora specificato, che dovrebbe far dimenticare i lavori infiniti del Mariano Santo. Intanto, l'ospedale affonda per la mala gestione delle risorse, al punto che, pare, manchino anche i farmaci importanti. Da una ventina di giorni, inoltre, non c'è aria condizionata nella sala della Risonanza magnetica. I pazienti che devono sottoporsi a una RM, restano fermi, per almeno un'ora, nudi a dieci gradi. Si assiste a scene inaudite, diversi pazienti tremanti hanno rifiutato, nei giorni scorsi, di fare l'esame a causa dell’eccessivo freddo. Ci si chiede come mai non si riesca a garantire i servizi minimi, quelli che non dovrebbero mai mancare in nessuna struttura sanitaria, soprattutto in un Hub come l'Annunziata, che solo un paio di giorni fa ha ricevuto la visita dei carabinieri del Nas e degli Ispettori del ministero della Salute per le inefficienze del PS. 

Chi li avrà mandati?

Cosenza, 22 dicembre 2021

© Francesca Canino

Cosenza: attivisti sorvegliati speciali, politicanti e loro compari liberi di sguazzare nel malaffare

 Riceviamo e pubblichiamo

"Lascia perplessi il provvedimento della questura di Cosenza emanato nei riguardi di alcuni giovani attivisti cosentini. Per quanto ci si sforzi, risulta davvero difficile capire i motivi della loro pericolosità sociale. Di contro, è stato evidente per tutta la cittadinanza la diffusa illiceità che negli ultimi anni ha caratterizzato i comportamenti, le azioni e le prevaricazioni di chi ha amministrato la città con modi poco democratici, sperperando risorse che spesso sono finite nelle mani degli “amici degli amici”. Quante volte sono emerse situazioni al limite della legalità, denunciate da pochi e mai indagate o sanzionate? Procura e questura di Cosenza hanno i cassetti colmi di denunce presentate dai cittadini per varie contravvenzione o reati commessi a danno di loro stessi, ma per quanto si sia insistito, sono rimaste a impolverarsi nei suddetti luoghi. Come mai nessun magistrato o questore o altro personaggio incaricato non si è mai preso la briga di dare seguito alle denunce? Come mai, invece, per chi ha protestato per difendere i diritti, specialmente degli ultimi, si è proceduto immediatamente per imbavagliarlo e impedirgli di continuare a manifestare? Come mai non si è mossa foglia quando negli uffici della questura bruzia qualcuno è stato intercettato mentre parlava di piazza Fera, ovvero del pericolo che essa rappresentava e rappresenta? Come mai nessuno ha proferito verbo quando sono stati demoliti alcuni palazzi del centro storico senza le dovute autorizzazioni? E quando sono stati eseguiti tanti lavori ignorando le richieste della Soprintendenza?

La lista sarebbe lunghissima, bastano questi pochi esempi per capire che in città, come tante volte è stato scritto da pochi nell'ultimo decennio, il dissenso non ha diritto di cittadinanza. E chi osa viene punito in un modo o nell'altro.

Ancora più pericoloso appare oggi il comportamento della questura, alla luce di quanto è avvenuto a livello nazionale: idranti a Trieste su persone inginocchiate e con le mani alzate, Daspo a Puzzer per un tavolino sistemato in piazza del Popolo a Roma. Non si può più manifestare un pensiero diverso in Italia, perché quel po' di democrazia che era stata conquistata e di cui ci si riempiva la bocca è stata trasformata in dittatura. È una deriva pericolosa che deve essere arginata al più presto se non vogliamo ritrovarci in una situazione peggiore di quella che si presentò agli italiani esattamente un secolo fa. Già la pandemia ha messo in quiescenza tante libertà del cives, non vogliamo che da detta quiescenza non se ne esca più".

17/12/21

Movimento civico “Nuovi Orizzonti” Cosenza

19 novembre 2021

Movimento Nuovi Orizzonti: il sindaco di Cosenza prima annuncia che andrà in Procura per il dissesto, poi si tira indietro

 


Riceviamo e pubblichiamo

Abbiamo appreso dagli organi di stampa che il nuovo sindaco di Cosenza, Franz Caruso, dai primi giorni del suo insediamento si è soffermato sul disastro finanziario in cui versa Palazzo dei Bruzi. Non poteva essere diversamente, vista la mole debitoria ereditata dal suo predecessore. Che si tratti di 300 milioni o 400, come ultimamente comunicato, non cambierebbe di molto la situazione, alla luce di alcune esternazioni del neo sindaco riportate dai giornali. Caruso ha detto: " C'è del marcio a Palazzo dei Bruzi" e ha fatto sapere di essere pronto a recarsi in Procura. Affermazioni apparse nei titoli di alcuni quotidiani calabresi, che gli hanno fatto guadagnare la fiducia di tanti cittadini. Il neo sindaco ha aggiunto anche di aver trovato non solo un disastro finanziario, quanto un disastro morale, umano e amministrativo che avrebbe reso noto alla cittadinanza non appena sarebbe entrato in possesso di tutta la documentazione utile. Giorni dopo, però, un'altra testata calabrese ha riportato la notizia che, secondo Caruso, il disastro c'è, ma non al punto da recarsi in Procura e consegnare le carte ai magistrati. Quindi ha esplicitamente detto che non lo farà.

Ora ci chiediamo: quali sono stati i motivi di questo repentino cambio di passo, considerato che il disastro finanziario, e non solo, è innegabile? Cosa avrà fatto cambiare idea al sindaco, se è vera la notizia del suo ripensamento? È mai possibile che del dissesto non si debba parlare?

Noi, come tutti i cittadini, pretendiamo che il sindaco ci dica perché non si recherà più in Procura, come aveva preannunciato qualche giorno prima. Abbiamo il diritto di sapere cosa si cela negli uffici comunali e una mancata risposta sull'argomento da parte del sindaco pregiudicherebbe il suo operato futuro, dimostrando alla cittadinanza di essere caduti dalla padella nella brace. Attendiamo fiduciosi.

Movimento civico “Nuovi Orizzonti Cosenza”

15 novembre 2021

Cosenza, Comitato Alberi Verdi: il nuovo sindaco dedichi maggiore attenzione al verde urbano e ci incontri

 


Riceviamo e pubblichiamo

Il Comitato Alberi Verdi rivolge un appello al nuovo sindaco di Cosenza affinché dedichi maggiore attenzione al verde urbano, da anni massacrato dall'insensibilità del suo predecessore e dai tanti interessi economici che ruotano attorno ad esso.

Abbiamo sempre denunciato i tagli selvaggi che hanno sacrificato troppi alberi cittadini, alcuni sani, ma abbattuti per favorire le attività commerciali che mal sopportavano le fronde degli alberi perché nascondevano gli ingressi e le insegne dei negozi. Abbattuti anche per risparmiare sulla loro manutenzione e per questo mai ripiantati.

Abbiamo anche denunciato di continuo le pericolose capitozzature fatte passare per potature, effettuate a piacere dalle cooperative addette alla cura del verde, che troppe volte hanno agito senza le indicazioni di un agronomo, compiendo, così, danni agli alberi cittadini. Non abbiamo mai saputo che fine facessero gli alberi e i rami tagliati, in particolare degli storici lecci abbattuti a gennaio scorso nella Villa Vecchia.

Abbiamo sempre divulgato la prassi criminale di tanti operatori commerciali che hanno avvelenato gli alberi dei viali, versando liquidi nocivi nelle loro aiuole e cementandole, senza alcun permesso, subito dopo averli fatti estirpare. Nessuno è mai intervenuto per mettere fine a queste pratiche "arroganti" commesse su suolo pubblico e a svantaggio del pubblico patrimonio verde della città. E nessuno può dire di non sapere perché i giornali, che ringraziamo, hanno sempre pubblicato i nostri comunicati.

Oggi, ci troviamo con marciapiedi privi di filari di alberi, perché mai si è pensato di sostituire quelli che per un qualsiasi motivo sono stati abbattuti; ci troviamo con i tavolini dei bar sistemati su quelle che erano aiuole di alberi cittadini; ci troviamo soprattutto con alcuni spazi verdi adibiti a giardini privati dei bar. Il riferimento, drammatico, è alla villa di via Roma, ex campo sportivo Morrone, dove una parte è stata concessa ad una attività di ristorazione, la quale ha fatto posizionare un tappeto in plastica e "sistemare" i rami degli alberi che davano fastidio. Ricordiamo che l'area in questione è stata destinata ad area verde, come risultava dal certificato di destinazione urbanistica.

Siamo indignati per queste concessioni di suolo verde pubblico ai privati che ne fanno ciò che vogliono, a danno dell'ambiente e della comunità tutta. Bisogna ristabilire la legalità perduta in dieci anni di affarismi e disinteresse per il verde e per i cittadini. Sappiamo bene che le cose da fare sono tante e anche gravose e impellenti, ma vogliamo ribadire che la questione del verde pubblico oltraggiato si inserisce a pieno titolo nei comportamenti illeciti che la città ha dovuto subire negli ultimi anni.

E come ultima ciliegina sulla torta delle spartizioni dei beni pubblici, non si può non ricordare la mancata presentazione del Bilancio arboreo del comune da parte del precedente sindaco. La Legge 10/13 impone, infatti, ai sindaci di “rendere noto due mesi prima della scadenza del mandato, il Bilancio Arboreo del Comune, indicando il rapporto fra il numero degli alberi piantati in aree urbane di proprietà pubblica rispettivamente al principio e al termine del mandato stesso, dando conto dello stato di consistenza e manutenzione delle aree verdi di propria competenza”. Ricordiamo che la suddetta legge non è mai stata rispettata per quanto riguarda la piantumazione di un albero per ogni nuovo nato.

Chiediamo, dunque, al sindaco Caruso di dotare la città di un Piano del verde, di piantare alberi per la tutela della salute di tutti e in particolare del pianeta, di ristabilire la legalità con controlli (giova ricordare che non si vede un vigile in giro da almeno un paio di anni) e sanzioni. Chiediamo anche un incontro per un eventuale confronto.

 

Ringraziamo e auguriamo buon lavoro

Comitato Alberi Verdi

 

 

31 ottobre 2021

Cosenza, il comitato di quartiere protesta per il cambio del nome a piazza Santa Teresa

 


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Il Comitato di quartiere via Roma, piazza Cappello, Santa Teresa insorge contro l'ennesimo affronto che da oltre dieci anni subisce da parte dell'amministrazione comunale. Nonostante sia stato eletto un nuovo sindaco e un nuovo consiglio comunale, sebbene non ancora insediatisi, continuano le malefatte di chi ha governato la città dal 2011 a oggi. Sopportiamo da un decennio la sporcizia, i rifiuti che stazionano in ogni strada del quartiere, il traffico indicibile, la mancanza estrema di parcheggi, la movida senza regole che disturba il cuore della città nuova, ma non possiamo sopportare ora anche l'intitolazione di piazza Santa Teresa, o di una parte di essa, a chicchessia. Venerdì scorso è stata scoperta una targa da cui abbiamo appreso che è stato ricavato uno slargo, che vorremmo sapere fin dove si estende, a Umile Peluso, senatore deceduto meno di dieci anni fa. Intanto, vorremmo che chi si è occupato e si occuperà di toponomastica in città, lasciasse intatte le vie già intitolate. Si possono intitolare le nuove vie, quelle senza ancora un nome, a persone che si sono distinte per particolari meriti e se sono scomparse da oltre dieci anni, come previsto dalla normativa. Infatti, i particolari meriti del senatore Peluso stentiamo a trovarli, visto che da parlamentare è stato simile a tutti gli altri, ovvero poco incisivo per il bene della nostra terra e come intellettuale è sconosciuto ai più, non tanto per ignoranza dei più, quanto perché ciò che ha fatto è rimasto circoscritto nella sua famiglia e tra i suoi amici. Deplorevole soprattutto il fatto che la figlia di Umile Peluso, titolare di una galleria d'arte situata nello slargo Peluso, abbia fatto di tutto per intitolarsi il luogo in cui opera, senza pensare ai residenti che dovranno cambiare i documenti a causa solo della vanità di certe persone. Non sarebbe male rimettere mano alla toponomastica cittadina e ripristinare i nomi degli anni passati a tutte le strade di Cosenza, cominciando da via Roma. Ribadiamo che nella parte nuova della città, dove ci sono ancora vie senza nome, si può pensare di intitolarle a persone che si sono distinte per alti meriti, ma non a perfetti sconosciuti sponsorizzati dai loro familiari solo per soddisfare la propria vanità. Auspichiamo e vogliamo fortemente che l'amministrazione comunale, quando inizierà a lavorare, torni sui passi compiuti dalla precedente e che piazza Santa Teresa rimanga tale.

Comitato di quartiere via Roma, piazza Cappello, Santa Teresa

30 ottobre 2021

Mongrassano (Cs): nessuna chiarezza su lavori, donazioni, transito su strade con limiti di peso

 


Riceviamo e pubblichiamo

La partenza dei lavori di piazza Tavolaro è una provocazione della maggioranza verso la minoranza di Mongrassano. L'esecutivo Mariani - ancora una volta - sembra quasi sfidare noi della minoranza, che chiediamo il rispetto delle regole e un confronto basato sulla chiarezza. L’inizio dei lavori di manutenzione straordinaria di piazza Tavolaro lasciano perplessi l’intero gruppo consiliare “Mongrassano Rinasce”, lavori approvati nella delibera n.51 del 23 luglio 2021 deliberati in modo alquanto particolare. Ricordiamo brevemente i fatti: Con l’ordinanza n. 210/ del 19 luglio 2021 (ma pubblicata 50 giorni dopo sull’albo pretorio), il sindaco ordinava il divieto di sosta su piazza Tavolaro dal 20/08/2021 (e fino a fine lavori), motivando tale divieto per eseguire lavori di manutenzione straordinaria. Nel Consiglio Comunale svolto a fine luglio, il sindaco accennava vagamente sui lavori da fare a seguito di una “donazione di un contributo” di 120 mila euro dalla società che ha costruito l’impianto eolico “Area del vento”, senza entrare nei particolari. In seguito ha elencato che questo contributo sarebbe servito per i seguenti interventi: la strada Mongrassano – Pedali, la manutenzione straordinaria della piazza Tavolaro e, infine, l’acquisto di un’automobile. La nostra preoccupazione giungeva già tra i banchi del Consiglio in merito a dei lavori di cui non si conosceva nessun dettaglio tecnico e amministrativo. Consigliavamo di non far iniziare i lavori senza prima aver avviato e completato tutto l'iter amministrativo e progettuale che la normativa sugli enti locali prevede sulle donazioni di opere pubbliche da parte di privati. Non si è ancora riusciti a capire bene quali siano i lavori da fare, non c’è nessuna indicazione specifica dei materiali da usare e dei relativi quantitativi, dei mq degli intonaci previsti, e dei mq della pavimentazione di marmo travertino in piazza Tavolaro.

Per i lavori da fare sulla strada “Aria del Vento” sono segnati quattro punti su una planimetria, senza specificare per quanti metri lineari e se è usato bitume o cemento. Inoltre, manca la deliberazione della Giunta Municipale che accetta la donazione da parte di un privato. Il responsabile del servizio tecnico, ci dovrebbe spiegare come poteva portare per l’approvazione un progetto (a prescindere dalle mancanze sopra elencate) in Giunta Municipale mai donato formalmente da nessuno e mai commissionato da nessun organo comunale!

Per i motivi e le considerazioni suesposti, formalmente, il nostro gruppo ha chiesto alla Giunta Municipale di revocare in autotutela la delibera G.M. n. 51 del 23-07-2021 in quanto – a nostro avviso – è illegittima.

Esprimiamo, inoltre, il nostro rammarico per questa incresciosa vicenda, “arricchita” da un'altra particolarità: è stato autorizzato il transito di automezzi di oltre 40 tonnellate sulla strada comunale Mongrassano Centro – Pedali, dove vige il limite di 3,5 T. La strada sta cominciando ad avere visibili segnali di cedimento.

Precisiamo che il gruppo “Mongrassano Rinasce” di certo non rifiuta qualsiasi lavoro pubblico che possa migliorare la vivibilità della comunità, ma vuole portare a conoscenza una questione che ci lascia parecchi perplessi. Il nostro dovere è di informare la cittadinanza e sicuramente non molleremo la presa su questo e su altre problematiche del nostro amato paese.

Il gruppo consiliare “Mongrassano Rinasce”

28 ottobre 2021

Tra un 'pass' e l'altro: quattro passi nell'arte del periodo pandemico


Riceviamo e pubblichiamo

È luogo comune ormai ripetere che dopo la pandemia Covid-19 nulla sarà come prima. E forse sarà proprio un QR code lo spartiacque a segnare la differenza tra come eravamo prima e come saremo dopo la pandemia. Se un codice è diventato la nuova forma di linguaggio che ci identifica, allora è attraverso questa forma che con questa azione artistica si vuole spingere alla riflessione, a rimanere con uno sguardo attento in questo momento di grande cambiamento.


Grandi QR code si aggirano affissi per Recanati, “disturbati” nella loro sequenza algoritmica solo da piccoli virus verdi, gli umani. Ma basta puntarli con uno smartphone per capire di che pass si tratti… 11 QR code che indirizzano al sito del Senato verso quegli articoli della Costituzione che in questo momento, a torto o a ragione, vengono tirati in causa.


Un piccolo quadratino bianco pieno di segni, che in fondo non sappiamo neppure cosa significhino se non siamo in rete, ha permeato così tanto ogni aspetto del nostro quotidiano (dal menù del ristorante, al biglietto di viaggio, ai libri catalogati in biblioteca) che a poco a poco ha acquisito una valenza sociale e istituzionale tale da diventare il criterio di riconoscimento di ognuno di noi. Anzi della nostra idoneità o meno per poter accedere a forme primarie di vita sociale, in primis il lavoro.


Se scontato è dire che la comunicazione, oggi come ieri, utilizza codici e simboli per veicolare concetti e idee e che la nostra identità è sempre più destinata a passare attraverso un simbolo, meno scontato è a mio avviso quello su cui si deve riflettere sull’ulteriore passaggio che sta avvenendo. Con troppa leggerezza e con un certo grado di non consapevolezza, con scelte adottate nell’urgenza e nel carattere “emergenziale” in cui siamo immersi, abbiamo in qualche modo metabolizzato che un QR code venga applicato anche alla nostra sfera più privata e intima, al nostro corpo, alla nostra salute. Trasfigurati in una sequenza numerica, si abolisce sempre di più il confine tra pubblico e privato, tra la legittima possibilità di scelta e il supremo “bene collettivo”.


Non basta più essere sani. Dobbiamo avere una salute implementata.


Come Arte pubblica, questi manifesti vogliono sganciarsi da qualsiasi strumentalizzazione polemica verso argomenti già ampiamenti dibattuti, ma sono volti a riflettere e soprattutto a non dimenticare che la nostra identità e dignità non possono essere codificate ed oggettivizzate in maniera così violenta e superficiale: identità e dignità si costruiscono e consolidano su fondamenti universali che non hanno bisogno di un “permesso per”.

Teniamo ferme le nostre radici perché saranno proprio questi principi Umani e Costituzionali, Interculturali e Condivisibili, il terreno ricco e fertile su cui ricompattare e fortificare la società.

Federica Amichetti

18 ottobre 2021

Il Mariano Santo non riapre. Protezione civile e comune di Cosenza non erogheranno più i fondi per il monitoraggio del muro di sostegno

 


Nel corso di una conferenza stampa svoltasi il 17 settembre scorso in occasione della ‘Giornata mondiale della sicurezza del paziente’, il commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, Isabella Mastrobuono, comunicò la riapertura del Mariano Santo per il 15 ottobre 2021. Un’apertura annunciata a più riprese da almeno cinque anni a questa parte, ma che non è mai avvenuta, né peraltro avverrà a breve, nonostante voci di corridoio diano per certa la riapertura per fine mese, quando saranno completate le opere per rendere l’ex sanatorio completamente agibile. Pare che negli ultimi mesi vi abbiano solo parzialmente lavorato, pertanto l’ennesimo rinvio potrebbe essere certo. D'altronde, a chi conviene, se si escludono gli ammalati, portare a termine i lavori di ristrutturazione del Mariano Santo, che tra appalti, varianti, perizie, atti contrattuali aggiuntivi, formulazione di nuovi prezzi non presenti nel contratto d’appalto, si è rivelato una ‘vigna’ per tanti personaggi? (http://francescacanino.blogspot.com/2020/11/lavori-infiniti-al-mariano-santo-ecco-i.html).

Intanto, la mancata riapertura priva gli ammalati di ben 120 posti letto, una perdita che non è mai interessata agli addetti ai lavori.

 

Una determina per il monitoraggio

Oggi, alla interminabile ristrutturazione si è aggiunto un ulteriore problema: sul sito dell’Azienda ospedaliera bruzia è stata pubblicata, il 6 ottobre scorso, una determina avente a oggetto «Incarico professionale ad ing. ambientale, di durata biennale, per la verifica, controllo e acquisizione dati del sistema di monitoraggio in tempo reale con allarme, installato sul muro di sostegno della strada di accesso al nuovo padiglione di dermatologia oncologica del P.O. Mariano Santo di CosenzaDetermina a contrarre e contestuale trattativa diretta su Mepa». (http://online-aoco.sisr.regione.calabria.it/albopretorio/albopretorio/Main.do;jsessionid=F2B8186CEC5AA380D39F31B7E6FDC1E0.psisr-lx-ap32-doc?id=1797479&NUMERO_AL=&Search=Cerca&s_SP=&s_TP=DETERMINAZIONE&NUMERO_DAL=845&s_REGISTRO=DETE&DATA_DAL=&DATA_AL=&s_TESTO=&MVPG=AmvAlboDettaglioMS).

Questo perché, si legge nella determina «Nell’ambito del progetto “implementazione di un sistema di monitoraggio real time dei fenomeni di dissesto attivi finalizzato alla riduzione del rischio frana” il Dipartimento della Protezione Civile della Regione Calabria ha installato un sistema di monitoraggio Real Time sul muro di sostegno posto a valle del Plesso di Dermatologia Oncologica del P.O. Mariano Santo di Cosenza… in data 23.06.2021 il Dipartimento della Protezione Civile della Regione Calabria e in data 09.07.2021 il Dipartimento Tecnico settore 12 del Comune di Cosenza, con note Pec comunicavano a questa Azienda Ospedaliera, che successivamente alla data del 31.07.2021, per mancanza di risorse finanziarie e di risorse umane, non avrebbero più potuto garantire la continuità del servizio di monitoraggio del muro in oggetto… tuttavia per questa Azienda permane la necessità di provvedere al monitoraggio del muro di sostegno posto a valle del Plesso di Dermatologia Oncologica del P.O. Mariano Santo di Cosenza… pertanto in data 29.07.2021 con nota n.1148/2021 l’Ufficio proponente ha richiesto al Commissario Straordinario l’autorizzazione ad affidare l’incarico in oggetto a professionisti esperti nel settore che possano garantire la continuità del servizio».

I motivi del continuo monitoraggio
Nel febbraio 2017, il senatore Nicola Morra, con un esposto in Procura, denunciò la situazione di pericolo per l’incolumità pubblica che si era determinata alle spalle delle nuove palazzine del presidio ospedaliero, inaugurate il 28 ottobre 2016 con l’arrivo della Pet. Il muro di contenimento a valle del nuovo reparto del Mariano Santo risultava a rischio crollo. Il problema era emerso dal certificato di collaudo per le strutture del nuovo padiglione del reparto di Dermatologia oncologica, in cui si evidenziavano elementi preoccupanti per l’incolumità dei pazienti, del personale sanitario e di tutti gli utenti della strada denominata via Corsonello, che collega Cosenza con Mendicino. Dal documento si apprendeva, inoltre, che il progettista architettonico, il progettista delle strutture e il direttore dei lavori era Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza, sostenitore dell’idea di un ospedale integrato che dall’Annunziata arrivasse fino al Mariano Santo. Il collaudatore escluse, secondo quanto affermava Morra, esplicitamente dall’atto di collaudo parziale il muro di contenimento posto a valle del reparto, perché era stato realizzato in maniera difforme rispetto alle prescrizioni contenute nella relazione geologica e geotecnica a corredo del progetto, in cui si sottolineava la necessità di dotare il muro, lungo 126 metri, di fondazioni profonde.

Protezione civile e comune di Cosenza non garantiranno più il monitoraggio, il problema passa all’Azienda ospedaliera
Dal 2017, dunque, il muro è stato monitorato dal Dipartimento della Protezione Civile della Regione Calabria e dal Dipartimento Tecnico settore 12 del Comune di Cosenza, che ora per mancanza di fondi non possono più garantire la continuità del servizio. Il Commissario straordinario dell’AO Isabella Mastrobuono ha così autorizzato l’avvio delle procedure di affidamento «a professionisti esterni secondo la normativa di riferimento e il professionista individuato negli elenchi aziendali di fiducia per ricoprire il ruolo di cui all’oggetto è l’Ingegnere Ambientale Luigi Russo professionista di comprovata capacità e specifica esperienza… si è provveduto all’elaborazione dell’onorario (biennale) determinato… pari ad €. 16.200.00 (escluso IVA ed oneri) … per affidare l’incarico riportato in oggetto, si è predisposta Trattativa Diretta sul Mercato Elettronico della P.A. con apposita Richiesta di Offerta a 1 operatore economico, per svolgere le seguenti attività:

• Acquisizione della documentazione pregressa

• Sopralluogo preliminare e analisi tecnica del sito di monitoraggio

• Verifica e revisione della strumentazione di acquisizione e trasmissione del sistema di monitoraggio installato

• Eventuale definizione di un nuovo progetto del sistema di monitoraggio Implementazione della nuova rete di monitoraggio real-time

• Supporto operativo e assistenza tecnica nelle fasi di verifica della strumentazione installata

e nelle fasi di installazione e controllo di nuove attrezzature;

• Rapporto tecnico di monitoraggio da inviare all’ente con cadenza trimestrale

• Definizione in accordo con la committenza delle soglie di allarme

• Definizione in accordo con la committenza delle fasi di allertamento».

Si proseguirà, dunque, a spendere migliaia di euro a causa di errori altrui. Ci si chiede, a questo punto, perché invece di continuare a monitorare il muro non si procede a metterlo definitivamente in sicurezza?


Cosenza, 18 ottobre 2021

© Francesca Canino

Cosenza e le sue vie e piazze intitolate a "La Qualunque"

 


Negli ultimi anni la città di Cosenza è stata fatta pezzi. Da questa distruzione non si sono salvati nemmeno i nomi di vie e piazze ‘storiche’, re-intitolate a personaggi spesso misconosciuti ai più. Un’operazione portata avanti in particolare dalle famiglie cosiddette ‘bene’ della città, che hanno chiesto e ottenuto l’intitolazione di strade, a volte solo pezzi di strada, ai loro congiunti deceduti. Altre volte, invece, la proposta è partita da qualche consigliere comunale che aveva interesse a ingraziarsi la famiglia del deceduto. In breve tempo, la città ha subito una trasformazione della toponomastica senza eguali. E senza meriti. E già, perché quando si intitola una strada a qualcuno, costui deve essere deceduto da almeno dieci e/o vantare particolari meriti. Ma vediamo cosa dice la legge.

In Italia, sia le associazioni, sia i privati cittadini possono chiedere di denominare in un certo modo una via, una piazza o un parco secondo la normativa contenuta nel R.d.l. n. 1158/1923, nella l. n. 1188/1927, nel D.m. 25 settembre 1992 e nella circolare del ministero dell'Interno n. 4 del 10 febbraio 1996. Generalmente, le strade possono essere intestate a persone legate alla storia cittadina e avere rilevanza per la comunità; inoltre, devono essere deceduti da almeno dieci anni. A quest'ultima prescrizione è possibile derogare se si tratta di un soggetto che vanta particolari meriti nei confronti della nazione. L’iter, che si spera sia stato rispettato, prevede una serie di passaggi tra gli uffici comunali, la giunta e il prefetto che si esprime con decreto dopo aver ricevuto gli eventuali pareri necessari (in caso di modifica di un'intitolazione già effettuata, occorre il parere della Soprintendenza).

Ultimamente, dicevamo, la toponomastica è stata stravolta con l’intitolazione a personaggi deceduti da meno di dieci anni e con meriti discutibili. Azioni che sono servite all’amministrazione comunale per conquistarsi le ‘simpatie’ (leggi voti) delle famiglie o delle associazioni richiedenti l’intitolazione e a queste ultime per vantarsi di avere avuto un notabile al proprio interno. Provincialismo alle stelle e vanità. Bisogna, a questo punto, chiedersi quali siano stati i meriti delle persone a cui sono state intitolate vie e slarghi, cosa hanno fatto di buono per la città o la regione, quanti cosentini li conoscono. Intanto la demolizione dei luoghi continua senza pietà.

Cosenza, 18 ottobre 2021

© Francesca Canino

11 ottobre 2021

Lettera aperta ai cittadini, ai giornalisti e ai parlamentari sul Green pass


Riceviamo e pubblichiamo


Gli scontri avvenuti in alcune città italiane sabato 9 ottobre scorso per dire no al Green Pass sono da condannare per la violenza usata e da analizzare per quanto sottendono. Nelle ultime settimane, il Governo ha adottato la linea dura: chiunque entri in un luogo pubblico per lavorare deve essere munito di Green Pass e anche chi lavora da casa deve esserne in possesso. Il provvedimento non vale, però, per gli utenti che entrino in un luogo pubblico per accedere a un qualunque servizio. Si fa fatica a trovare una logica all’imposizione del Green pass, più simile, invece, a un ricatto verso i renitenti al vaccino che creerà pressione psicologica e numerose difficoltà ai lavoratori e alle aziende. E che sia un ricatto si evince dalle parole del ministro Brunetta, secondo il quale i tamponi servono ad aumentare il costo della non vaccinazione con l’accrescimento del costo psichico ed economico, poiché “sottoporsi al tampone giornalmente crea uno stress tale per cui, alla fine, i non vaccinati vorranno vaccinarsi”.  

Ad oggi, l’Italia è oggi il primo stato in Europa che ha limitato i diritti rendendo obbligatorio per Decreto il cosiddetto “certificato verde”, nonostante abbia, con la Risoluzione 2361/21, esortato gli Stati membri dell'Unione europea a “garantire che i cittadini siano informati che la vaccinazione NON è obbligatoria e che nessuno è sottoposto a pressioni politiche, sociali o di altro tipo per essere vaccinato, se non lo desidera personalmente; garantire che nessuno venga discriminato per non essere stato vaccinato, a causa di potenziali rischi per la salute o per non volersi vaccinare”. Illogico. Come illogico risultano le disposizioni per i luoghi pubblici: oggi, al bar, diversamente da quanto accadeva fino ad agosto scorso, all’interno si può stare assembrati al banco, ma da solo al tavolino no; in discoteca si deve tenere la mascherina che poi si toglierà in pista, dove l’assembramento è al massimo, come l’emissione di droplets. Il virus non si contiene o sconfigge così.

A distanza di mesi dai primi vaccini, pur ritenendo che essi siano fondamentali per il contenimento della pandemia e dei ricoveri ospedalieri, si deve constatare che si sono, tuttavia, verificati casi di contagio tra persone che hanno ricevuto entrambe le dosi di vaccino. L’alternativa, quella dei monoclonali, non è stata utilizzata a dovere laddove essi siano stati consigliati, a vantaggio dei vaccini e probabilmente di Big Pharma. E oggi, che si assiste sempre più a casi di cittadini immunizzati e contagiati da altri immunizzati qualche risposta dovrebbero darcela. Infine, bisogna soffermarsi sulla pericolosa contrapposizione tra pro-vax e no-vax, che potrà nuocere alla nostra società, già provata da mesi di pandemia. Il quadro non è entusiasmante, per questo sarebbe bene che cittadini, media e politici riflettessero sul futuro che ci attende.

Movimento Nuovi Orizzonti di Cosenza

 

 


29 settembre 2021

Cosenza. Piazza Fera, urgono controlli super partes

 


21 Giugno 2020

La Sismlab srl, spin off dell’Università della Calabria, è stata incaricata dal comune di Cosenza ad effettuare le verifiche tecniche sulla staticità di piazza Fera. La società dovrebbe compiere i test sulle travi in acciaio, il cui mancato collaudo ha determinato il sequestro giudiziario della piazza. Ma, nonostante sia stata pubblicata la determina di affidamento dei lavori per un importo di 28.500 euro, il responsabile della società ha fatto sapere che non c’è ancora un accordo formale con il comune. Sembrava il contrario, ma probabilmente la Sismlab intende ponderare bene prima di accettare il gravoso incarico.  

Circa un mese fa, il Tribunale del Riesame ha respinto l’istanza di dissequestro di piazza Fera presentata dall’avvocato Carratelli su mandato del comune di Cosenza. Istanza azzardata, visto il contenuto del decreto di sequestro datato 17 aprile 2020: dalle intercettazioni, infatti, si sono apprese notizie raccapriccianti come il mancato collaudo della piazza e una serie di altre gravi irregolarità che hanno fatto sorgere grossi dubbi sulla sicurezza stessa della piazza.

Dai dialoghi tra i vari tecnici intercettati dalle Fiamme gialle, è emerso che è stata inaugurata e utilizzata una piazza non collaudata, sulla quale non erano state effettuate, da parte della direzione lavori e della società appaltatrice, le prove obbligatorie sulle tre travi d’acciaio sovrastanti l’area museale della piazza, né le prove di serraggio dei bulloni delle travi. Equivale a dire che la vita di migliaia di persone, soprattutto dei giovanissimi, potrebbe essere stata messa in pericolo e i responsabili non possono dire “Non sapevamo” perché le intercettazioni li inchiodano.

Appaiono, pertanto, insensate e pericolose le richieste avanzate nel corso di un recente consiglio comunale da alcuni consiglieri, sia di maggioranza come Granata, sia di opposizione come Ambrogio, per l’immediata riapertura e il dissequestro di piazza Fera/Bilotti, poiché avallano la situazione di pericolo che la città vive da ben quattro anni.

Sorge il dubbio che il decreto di sequestro non sia stato letto o compreso o, nel peggiore dei casi, che non si sia voluto tener conto di quello che ha scritto il gip di Catanzaro, visto che non si è pensato all’incolumità dei cittadini.


Era risaputo, infatti, che il collaudo non fosse stato effettuato, però sulla piazza si sono svolti concerti e manifestazioni che hanno richiamato migliaia di persone; era risaputo che i lavori non erano a norma, però si è fatto finta di niente; era risaputo il rischio che la piazza costituiva, però nessuno ha chiesto chiarimenti sul “perché e il percome” personaggi come l’ingegnere Tucci, il collaudatore Alvaro, l’ex questore Liguori, alcuni dirigenti comunali e il sindaco Occhiuto non hanno chiesto e messo in atto le misure idonee per evitare possibili danni a coloro i quali frequentavano l’area.


Ora si dovrebbero chiedere controlli super partes per sapere quali rischi abbiamo corso, quali sono i problemi strutturali della piazza, perché è danneggiata in più parti e soprattutto se le travi presentano le caratteristiche di quelle previste dal progetto originario e non pensare, invece, dove sistemare i tavolini dei bar e se chiudere la strada che fiancheggia la piazza un giorno sì e l’altro no. 





Piazza Fera: collaudi farlocchi, carte mancanti e il concerto di Capodanno spostato in extremis


24 Aprile 2020

Mancano i collaudi. L’ho scritto tante volte dal 2016, nessuno, però, ha mai minimamente manifestato l’intenzione di saperne di più su piazza Fera. Da quando è stata inaugurata, ovvero il 16 dicembre 2016, dubbi e domande si sono sprecati.

Il 31 dicembre del 2016, la piazza avrebbe ospitato il primo concertone, ma non era stata ancora collaudata. Queste le notizie che da Palazzo degli Uffici sono state date ad alcuni cittadini preoccupati un paio di giorni prima dell’evento. La certificazione di un collaudo farlocco è circolato nelle ore seguenti, ma i bene informati hanno sempre nutrito dubbi sulla sua veridicità. Chi è del mestiere asserisce che il collaudo è spesso un atto formale, ma se è previsto, perché non effettuarlo?

Intanto, la piazza ha ospitato, dal 2016 a oggi, diversi concerti, bancarelle, suppellettili vari e gente di tutte le età che vi passeggia. Ma c’è di più. 

Il 26 marzo 2014, la Soprintendenza di piazza Valdesi ha inviato al comune di Cosenza una comunicazione. Si legge nell’oggetto: “Progetto per la riqualificazione e rifunzionalizzazione ricreativo – culturale di piazza Bilotti e realizzazione di un parcheggio interrato…” e nel corpo della lettera: “Si coglie, ad ogni buon fine, l’occasione per far presente che i lavori riguardanti piazza Bilotti non sono rappresentati nella documentazione pervenuta. Si resta in attesa di quanto richiesto e disponibili ad assicurare la massima collaborazione e/o assistenza tecnico-scientifica”.



La Soprintendenza non ha mai ricevuto quanto richiesto, perché? E perché non ha insistito?

I lavori sono andati avanti e nel 2016, a cantiere smantellato, si è assistito all’inaugurazione e ai vari concerti senza collaudo, tra i quali certamente uno estivo di Francesco Gabbani ma anche altri concerti di Capodanno, tra i quali quelli di Alvaro Soler e di Skin. A distanza di tre anni, il 29 dicembre del 2019, qualche “uccellino” deve aver avvertito Occhiuto, che allora si era improvvisamente ricordato di queste irregolarità e aveva ordinato di smantellare il palco per il concerto di Capodanno. Come mai solo in quel momento? Perché a nessuno era mai interessata fino a quel momento l’incolumità di migliaia di persone?

24 Aprile 2020


Il sindaco uscente di Cosenza ha redatto il Bilancio arboreo del comune di fine mandato?


 Riceviamo e pubblichiamo

Il Comitato Alberi Verdi, che negli ultimi anni è stato sempre attento agli abbattimenti e alle capitozzature degli alberi cittadini e ha denunciato puntualmente tutti gli scempi compiuti dall’attuale amministrazione, chiede al sindaco uscente di rendere noto il Bilancio arboreo del comune. La Legge 10/13 impone, infatti, ai sindaci di “rendere noto due mesi prima della scadenza del mandato, il Bilancio Arboreo del Comune, indicando il rapporto fra il numero degli alberi piantati in aree urbane di proprietà pubblica rispettivamente al principio e al termine del mandato stesso, dando conto dello stato di consistenza e manutenzione delle aree verdi di propria competenza”.

Riteniamo che niente di tutto ciò sia stato fatto, considerato sia il disinteresse verso il verde che il sindaco e i suoi hanno mostrato in tutti questi anni, sia gli innumerevoli tagli effettuati, ai quali non sono seguite nuove piantumazioni. A fronte di tutto il cemento che è colato per la città nei dieci anni di amministrazione del sindaco uscente, a fronte degli alberi sacrificati per far posto al cemento in questione, si deve constatare che non sono state realizzate aree verdi, né curate quelle esistenti, né piantato alberi nemmeno per i nuovi nati, come la Legge 10/13 prevede.

L’amministrazione comunale è stata troppo orientata verso il rifacimento/stravolgimento di tante zone della città, operato con l’utilizzo di tonnellate di cemento e altro materiale scadente e inadeguato, a discapito della tutela del verde urbano e, cosa peggiore, a danno dei numerosi alberi che popolavano Cosenza, tra cui anche alberi secolari. Vani sono stati gli appelli di associazioni e cittadini per fermare i tagli e le capitozzature, che hanno, purtroppo, dovuto assistere alla distruzione di buona parte del patrimonio arboreo bruzio, voluto non solo dal sindaco, ma anche dai consiglieri di maggioranza e opposizione di questa amministrazione che volge al termine. Duole constatare che molti di essi sono di nuovo candidati per un posto di consigliere o per diventare sindaco della città, ma nessuno ha messo nella sua agenda la tutela dell’ambiente.

Siamo sicuri che il sindaco non abbia proprio pensato a redigere il bilancio arboreo, come la Legge 10 prescrive, coerente fino alla fine in fatto di mancato rispetto delle leggi.

Comitato Alberi Verdi

 

18 settembre 2021

C’era una volta a Cosenza: L’orfanotrofio "Vittorio Emanuele II"


SONO un ricordo, oggi, gli orfanelli dei tempi passati, reminiscenze che alloggiano nella memoria dei più anziani, quando bambini soli e denutriti si arrangiavano per le strade, facili prede dei malintenzionati, vittime spesso della malvagità e delle frustrazioni di adulti deviati. Se nella società attuale, gli orfani di entrambi i genitori sono quasi inesistenti, visto che molte malattie sono state debellate e che le guerre non chiamano più al fronte padri di famiglia, c’è stato un tempo in cui ‘gli orfanelli’ erano tanti e ad essi bisognava pensare con interventi concreti per una loro stabile sistemazione.

Circa un secolo e mezzo fa, con Decreto del re delle Due Sicilie Ferdinando II, si autorizzava la costruzione a Cosenza di un Ospizio intitolato alla SS. Immacolata Concezione per gli orfani e gli esposti della Calabria Citeriore. Era il 1855 e l’Ospizio doveva provvedere alla loro educazione e all’avviamento ad un’arte o mestiere, favorendo soprattutto gli appartenenti alle zone danneggiate dal forte terremoto del 12 febbraio 1854, che distrusse quasi completamente i due villaggi di Donnici Inferiore e Superiore.

Fu individuato l’edificio del soppresso monastero del Carmine (oggi adibito a Caserma dei Carabinieri) per accogliere gli orfani. Negli anni che seguirono cambiò denominazione, assumendo prima quella di “Orfanotrofio maschile del Carmine” e poi quella definitiva di “Orfanotrofio Maschile Vittorio Emanuele II” nel 1925.


Il patrimonio del Pio Luogo, consistente in £. 800.000, era la risultante delle elargizioni che lo Stato, la Provincia di Calabria Citeriore, il Comune di Cosenza e la città di Rossano, avevano donato all’Istituto.

Nell’articolo 2 dello Statuto del 1925, si legge che in caso di disponibilità di posti, si potevano accogliere anche alunni poveri - o non poveri previo il pagamento di una retta - sempre che non avessero compiuto l’ottavo e superato il dodicesimo anno di età, che fossero di sana e robusta costituzione, non deficienti e non avessero sofferto il vaiolo.

La banda

Nei locali accanto all’Ospizio, operavano la sede dell’Ufficio di Leva e le Scuole Tecniche, ma l’orfanotrofio dei ‘Trovatelli’, come veniva indicato dal popolo, era rinomato per il suo complesso musicale che ogni domenica si esibiva in alcune piazze cittadine.

Durante i periodi delle due guerre, i locali dell’orfanotrofio furono requisiti per ospitarvi le truppe e le Commissioni Cereali. Profondamente danneggiato a causa dei bombardamenti del 1943, fu subito riparato alla fine dell’ultimo conflitto mondiale, quando le presenze aumentarono.

Il vanto dell’orfanotrofio, trasferitosi intanto a ridosso di Colle Triglio, in via Gravina, in un ex convento di suore adiacente a Palazzo Tribunale, era la tipografia bene attrezzata, in grado di svolgere ottimi lavori per libri, giornali, opuscoli, documenti per il Tribunale, quasi una scuola che avviava gli alunni più capaci. Si era munito anche di un’ampia palestra davanti all’edificio.

Le officine

Gli scolari, divisi in gruppi, si recavano presso le scuole cittadine e amavano il gioco del calcio, anche se risultarono vincitori nei campionati studenteschi locali di atletica. L’Istituto, che si era intanto arricchito di una scuola elementare, era dotato di una cinquantina di stanze sobrie, di lavanderia, magazzini, refettorio, tipografia, officina per la lavorazione del ferro, laboratorio di falegnameria, sartoria. Oltre all’accoglienza dei minori, l’orfanotrofio offriva, quindi, la possibilità di studiare o imparare un mestiere, educando i ragazzi ad una ferrea disciplina. 

Numerosa la beneficenza all’Orfanotrofio, ente morale che non solo consentiva ai ragazzi di rimanere fino al compimento del diciottesimo anno d’età, ma era dotato anche di una buona organizzazione grazie alla presenza di un guardiano notturno, di un direttore, di un medico, un sacerdote, un censore di disciplina, vari inservienti, assistenti sociali ed insegnanti elementari interne.

Nella bella stagione si svolgeva la Festa dell’Estate e poi, se c’erano i fondi, si partiva per la colonia. Nell’ultimo dopoguerra i ragazzi del Vittorio Emanuele erano una novantina circa e le rette, provenienti dai contributi della Provincia, si aggiravano intorno a £. 2800/3000.

Questa situazione si protrasse fino agli anni ’80, quando i ragazzi ospitati erano meno di dieci, non più orfani, ma minori provenienti da famiglie disagiate. Si decise, quindi, di chiudere per mancanza di orfani, con delibera del Comune di Cosenza del 1986.

In seguito la struttura ospitò la scuola per Geometri ed oggi, dopo essere stato completamente ristrutturata sconvolgendo l’antico assetto architettonico, ospita la Scuola alberghiera.

Dell’orfanotrofio rimane una grande targa dedicata a Vittorio Emanuele II.



Cosenza, 2009

© Francesca Canino