Riceviamo e pubblichiamo
"Lascia perplessi
il provvedimento della questura di Cosenza emanato nei riguardi di alcuni
giovani attivisti cosentini. Per quanto ci si sforzi, risulta davvero difficile
capire i motivi della loro pericolosità sociale. Di contro, è stato evidente
per tutta la cittadinanza la diffusa illiceità che negli ultimi anni ha
caratterizzato i comportamenti, le azioni e le prevaricazioni di chi ha
amministrato la città con modi poco democratici, sperperando risorse che spesso
sono finite nelle mani degli “amici degli amici”. Quante volte sono emerse
situazioni al limite della legalità, denunciate da pochi e mai indagate o
sanzionate? Procura e questura di Cosenza hanno i cassetti colmi di denunce
presentate dai cittadini per varie contravvenzione o reati commessi a danno di
loro stessi, ma per quanto si sia insistito, sono rimaste a impolverarsi nei
suddetti luoghi. Come mai nessun magistrato o questore o altro personaggio
incaricato non si è mai preso la briga di dare seguito alle denunce? Come mai,
invece, per chi ha protestato per difendere i diritti, specialmente degli
ultimi, si è proceduto immediatamente per imbavagliarlo e impedirgli di
continuare a manifestare? Come mai non si è mossa foglia quando negli uffici
della questura bruzia qualcuno è stato intercettato mentre parlava di piazza
Fera, ovvero del pericolo che essa rappresentava e rappresenta? Come mai
nessuno ha proferito verbo quando sono stati demoliti alcuni palazzi del centro
storico senza le dovute autorizzazioni? E quando sono stati eseguiti tanti lavori
ignorando le richieste della Soprintendenza?
La lista sarebbe
lunghissima, bastano questi pochi esempi per capire che in città, come tante
volte è stato scritto da pochi nell'ultimo decennio, il dissenso non ha diritto
di cittadinanza. E chi osa viene punito in un modo o nell'altro.
Ancora più
pericoloso appare oggi il comportamento della questura, alla luce di quanto è
avvenuto a livello nazionale: idranti a Trieste su persone inginocchiate e con
le mani alzate, Daspo a Puzzer per un tavolino sistemato in piazza del Popolo a
Roma. Non si può più manifestare un pensiero diverso in Italia, perché quel po'
di democrazia che era stata conquistata e di cui ci si riempiva la bocca è
stata trasformata in dittatura. È una deriva pericolosa che deve essere arginata
al più presto se non vogliamo ritrovarci in una situazione peggiore di quella
che si presentò agli italiani esattamente un secolo fa. Già la pandemia ha
messo in quiescenza tante libertà del cives, non vogliamo che da detta
quiescenza non se ne esca più".
17/12/21
Movimento
civico “Nuovi Orizzonti” Cosenza
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