In
tempi di pandemia si approfitta dell’emergenza per fare cose che mai sarebbero
passate in tempi ordinari. Ecco, infatti, che l’ASP e l’AO di Cosenza hanno
siglato un protocollo d’intesa per la costituzione di un tavolo permanente dedicato all’argomento. Passato in sordina, visto
che nell’AO se ne parla appena e nell’ASP è completamente ignorata. Perché?
Analizziamo il documento.
L’incipit
sembra interessante: promuovere percorsi condivisi, come ad esempio il progetto
“Ospedale di Paola”. Per chi non sa cosa sia, è un’invenzione nostrana di
chirurghi di Cosenza che vanno ad operare a Paola. Interpretazione sui generis
della proposta di portare gli specialisti dal paziente. In questo caso, si
spostano specialisti e pazienti. Infatti, per eseguire determinati interventi,
i pazienti di Cosenza dovranno seguire i loro specialisti di riferimento,
all’ospedale di Paola.
Proseguendo
nell’analisi di questo protocollo, il secondo obbiettivo che il tavolo
permanente dovrebbe affrontare è
“superare la grave carenza di figure professionali presenti nelle rispettive
aziende sanitarie”. Problema già risolto: bisogna assumere! Non serve certo
un tavolo permanente per stabilirlo.
Ancora
più avanti si parla di condivisione ed
armonizzazione della “qualunque”, ci si infila di tutto: dai regolamenti
alle procedure, dal coinvolgimento dei sindacati sulle controversie a stampa all’intervento
sul contenzioso legale (anche qui ci rientra di tutto: contenzioso per presunti
danni subiti da pazienti e controversie con aziende fornitrici). In questo
enorme calderone c’è spazio per il Risk Management (obbligatorio in ogni
singola azienda), per un Comitato Valutazione Sinistri non subordinato al
broker (perché, adesso lo è?), per gli appalti dei lavori, per le gare volte all’acquisizione
di presidi ed attrezzature, per l’applicazione degli istituti contrattuali dei
lavoratori, alle Autorizzazioni, Accreditamenti e Verifica delle strutture
private, per finire ai bilanci, annoso problema soprattutto dell’ASP.
Insomma,
una super azienda sanitaria provinciale
aggirando la divisione prevista dalle normative regionali. Il tutto in salsa
affaristico-politico-massonico. Ci si chiederà: perché? Ma perché è tutto
orientato ad affidare incarichi apicali a persone che, nel ristretto della
singola azienda, non avrebbero spazio. Così facendo, si potrà permettere a
dirigenti che hanno fatto esplodere casi illeciti di ricoprire incarichi
prestigiosi al fine di ‘tranquillizzarli’, oppure
di concentrare fette di potere a discutibili personaggi che controllerebbero
contemporaneamente entrambe le aziende.
Capite
cosa significherebbe questo nella gestione della “clientela”? Già così, questo
protocollo d’intesa, ne avrebbe abbastanza per essere messo nel mirino delle
Autorità preposte, visto che i professionisti
designati sembrano essere noti ai più e riteniamo di poterne venire a
conoscenza in tempi brevi.
Lettera firmata
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