L’incauta ordinanza del presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, emanata il 29 aprile scorso a tarda sera, scontenta cittadini e sanitari. Tra i primi, molti hanno rispettato le prescrizioni; tra i secondi è d’obbligo ricordare che la categoria degli operatori sanitari, in questo periodo di pandemia, ha lavorato di continuo e che in tanti hanno perso la vita a causa del virus. Oggi, dopo due mesi abbondanti di sacrifici e vittime, il numero dei contagi resta ancora alto. Il buon senso avrebbe imposto di non allentare le misure adottate, ma in Calabria è stato deciso di vanificare gli sforzi fatti finora. Ecco perché l’ordinanza del presidente Santelli del 29 aprile 2020: “Disposizioni relative alle attività di ristorazione e somministrazione di alimenti e bevande, attività sportive e amatoriali individuali e agli spostamenti delle persone fisiche nel territorio regionale” ha creato malcontento e sospetti tra i calabresi, consci che il pericolo non sia ancora passato.
Non si è fatto attendere
il comunicato stampa dei presidenti degli Ordini dei Medici
delle cinque province calabresi, che
hanno rivolto «un urgente ed accorato
appello ai governanti della nostra Regione affinché recedano dai loro propositi».
L’ordinanza in questione non è stata ritirata da
Santelli nemmeno dopo la diffida del ministro agli Affari regionali Francesco
Boccia. Molti i sindaci che hanno avversato la decisione del presidente, dichiarando
che non attueranno quanto deciso dalla Regione. Intanto, i cittadini sono esposti
a rischi considerevoli, poiché «l’emergenza sanitaria in atto – scrivono
i presidenti degli Ordini delle cinque
province calabresi - non è affatto conclusa, ce lo ripetono a chiare lettere
tutti gli esperti, nazionali e internazionali, per cui dovremo imparare a
convivere ancora per un tempo imprecisato con questa mortale minaccia. La fine
dell’isolamento assoluto è giusta e necessaria, anche per motivi sanitari, ma
richiede la massima prudenza e una attenta gradualità di tempi e modi,
contraddetta invece dalla volontà di riaprire locali di ritrovo, che
corrisponde, nei fatti, a un indiscriminato
via libera per tutti, dalle
probabili conseguenze negative che nessuno vuole e che vanificherebbe i sacrifici
finora compiuti con enorme senso civico dai calabresi. Ascoltateci! Auspichiamo altresì che nella imminente regolamentazione
del ritorno di calabresi nella nostra regione siano previsti tutta una serie di
garanzie fra l’altro l’obbligo di test specifici e recenti oltre che della
doverosa quarantena controllata. Per ogni essere umano i beni primari da
garantire e tutelare sono la vita e la salute».
Scienza e politica, e qui per politica intendiamo giochetti
meschini ideati da burattinai senza scrupoli e messi in atti da burattini senza
materia grigia, non trovano sempre un punto di incontro e a pagarne
pesantemente le conseguenze saranno i cittadini e i sanitari.
Cosenza, 1
maggio 2020
©
Francesca Canino
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