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06 aprile 2017

Pronto soccorso di Cosenza senza alternative: ecco i motivi dei disagi, dell'affollamente e dei disservizi



SONO molte le lamentele dei malcapitati che si recano al Pronto soccorso bruzio e si imbattono nella solita situazione di affollamento, di ritardi, di disagi. Le rimostranze servono a poco, non sortiscono effetto nonostante si alzi la voce, si minacci il personale, di rado si va via, estenuati dalla lunga attesa, prima di ricevere le cure di cui si aveva bisogno. E quando non si sa più a che santo votarsi, ci si rivolge ai media - non solo a quelli locali - che hanno sempre riservato la massima attenzione ai fatti di sanità.
Il sei gennaio scorso, Striscia la notizia ha mandato in onda un servizio sul nosocomio bruzio, con tanto di intervista al direttore sanitario Mario Veltri, il quale ha dichiarato che le condizioni del Pronto soccorso sono tali perché non ci sono state assunzioni per un lungo periodo e poi perché ‹‹era gestito in realtà – ha detto Veltri ai microfoni di Striscia - da un primario facente funzione››. Molti sono stati i malumori sorti tra i cittadini in seguito al servizio di Striscia, consci che i problemi dell’ospedale civile non sono da attribuire all’ex primario, che tanto si è speso per gli ammalati, ma ad una serie di criticità che si riversano inevitabilmente sui pazienti e che non possono essere sanate da un servizio come il “Pronto soccorso on line” di recente creazione.
Val la pena ricordare che il Dea, il nuovo Dipartimento emergenza e accettazione che comprende il Pronto soccorso, è entrato in funzione non più di quattro anni fa, ma la sua progettazione e i lavori hanno avuto inizio circa una ventina di anni prima. Al taglio del nastro, il 9 febbraio del 2013, la struttura era già obsoleta, non rispondeva in pieno ai canoni dell’edilizia sanitaria. Oggi è ancora più vecchia, ma il punto dolente sono i servizi offerti con ritardo da personale stanco perché insufficiente.
I cittadini/contribuenti “pretendono” un’offerta sanitaria efficiente e un Pronto soccorso che dia risposte più celeri, che sia strutturalmente adeguato e in cui si rispettino le norme della privacy. Spesso, invece, gli spazi diventano angusti per l’afflusso esagerato dei pazienti che si rivolgono nell’hub cosentino da tutta la provincia e, tante volte, anche dalla regione. In queste condizioni, i locali del Pronto soccorso risultano inidonei, ristretti, asfissianti a causa del caldo. La sala d’aspetto è la zona più infernale, perché oltre ad accogliere i pazienti in attesa e i loro familiari, ospita anche alcune barelle con ammalati che sono in osservazione o in attesa di essere ricoverati. I posti letto non bastano mai, manca una collaborazione concreta con gli spoke della provincia e gli sforzi apprezzabili fatti dall’attuale direttore generale dell’azienda ospedaliera, Achille Gentile, per ricavare una ventina di posti letto in più, in seguito alle richieste sempre più numerose, si sono rivelati vani, poiché all’aumentare dell’offerta è aumentata la domanda. Sarà pure una legge dell’economia, ma applicata a una realtà come il Pronto soccorso di Cosenza non produce effetti diversi da quelli che giornalmente sono sotto gli occhi di tutti. La percezione di quanti vi approdano è che manchi un’organizzazione adeguata, che il personale sanitario sia insufficiente e che gli spazi siano poco adatti agli accessi giornalieri.  
Mancano, tuttavia, le alternative al Pronto soccorso: non esistono strutture sul territorio destinate ad accogliere i codici bianchi; non funzionano come dovrebbero le guardie mediche e i medici di famiglia sono presenti in orari da ufficio. Non ci sono altre possibilità di scelta per chi accusa malori, il Pronto soccorso dell’Annunziata rappresenta l’unico luogo di salvezza, per questo necessita di essere organizzato al più presto, non on line, ma concretamente.


 6-4-2017

© FRANCESCA CANINO

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