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28 maggio 2015

Cosenza e il rifiuto del verde


COSENZA, MARZO 2015

 

Oltraggiato, sacrificato, spesso depredato, abbandonato come un rifiuto in mezzo ai rifiuti. Parliamo del verde cittadino, un grande patrimonio ormai alla deriva per incuria e inciviltà.



La città dei Bruzi è ricca di zone verdi popolate di alberi e aiuole, ma è povera di sensibilità verso l'ambiente e di politiche rivolte alla sua salvaguardia. È inesistente, in una città che si proclama aperta alle politiche sostenibili, un piano per il verde urbano, sebbene sia stato predisposto negli anni passati, ma mai approvato; è inesistente il servizio di video sorveglianza che avrebbe probabilmente evitato tanti sfregi alla flora urbana, come quelli compiuti da alcuni fiorai che, per realizzare le loro composizioni floreali, spesso non hanno esitato a tagliare le siepi o i rametti degli alberi giovani. Inesistenti, di fatto, sono le associazioni ambientaliste, le quali, più volte chiamate a intervenire su questioni riguardanti la tutela del verde, hanno preferito scaricare su altri i problemi o lavarsene le mani.




Le attuali condizioni del verde urbano, a partire dagli alberi sui marciapiedi fino alle villette, ai parchi e al verde delle frazioni, sono sempre più preoccupanti perché prive di attenzioni e di tutele. Di questo passo senza futuro.
Da quando è iniziata la potatura, cioè da novembre scorso, la maggior parte degli alberi ha subito, per la seconda volta in un paio di anni, la capitozzatura, un'operazione pericolosa che può incidere negativamente sulla vita dell'albero. Lo abbiamo scritto diverse volte, spinti anche dalle lamentele di tanti cittadini che hanno parlato di scempio. Niente da fare, la potatura cosiddetta selvaggia è continuata e oggi molte vie della città sono popolate di alberi di cui è rimasto solo il fusto o qualche abbozzo di ramo e molti sono stati eliminati. Un lavoro effettuato da personale che solitamente si occupa di altre mansioni, quindi non proprio esperti potatori.




Non sappiamo quale sia stato il destino dei rami tagliati dopo essere stati lasciati lungo i marciapiedi per giorni e giorni, né sappiamo perché molte potature sono state eseguite recentemente su alberi in piena fioritura. Eppure il comune di Cosenza si avvale della figura di un agronomo, esperto in scienze forestali e ambientali, incaricato di assistere il direttore della gestione del verde pubblico. Intanto, una visuale spettrale ha preso il posto del viale alberato, frondoso, piacevole alla vista e salutare per i polmoni, visto che gli alberi abbattuti non sono stati sostituiti e molti marciapiedi si presentano spogli, con le piccole aiuole che avrebbero dovuto contenere l'albero tramutate in cestini porta rifiuti.

Ma questa è una costante: non esiste spazio verde in città senza ammassi di immondizia e di deiezioni. Ciò in cui ci si imbatte, se si decide di fare un giro nelle villette, è solo spazzatura. Le foto che vi mostriamo testimoniano lo stato in cui versano le aree adibite al tempo libero, frequentate in massima parte da anziani e bambini: dai giardini pubblici di via Roma a piazza Loreto, da piazza Cappello a piazza XXV Luglio e alla villetta di via Fiume. Queste ultime sono le più fatiscenti a causa dei frequentatori serali, avvezzi alle gozzoviglie, che lasciano rifiuti e bottiglie in ogni angolo. Invasi anche dai volantini pubblicitari e dagli escrementi dei numerosi cani, i giardini pubblici del centro non attraggono più come un tempo.








E tra palme eliminate a causa del punteruolo rosso, potature discutibili, rifiuti in abbondanza, il quadro del verde cittadino è drammatico, né sembra essere rispettato l'obbligo di porre a dimora un albero per ogni neonato, previsto dalla Legge 10/13. La situazione non è dissimile per i parchi e per le frazioni a sud di Cosenza, aree che prenderemo in considerazione prossimamente.

©Francesca Canino

25 maggio 2015

Piano di riordino del commissario Scura, disparità tra province


4 MAGGIO 2015

 
NELLA fretta di presentare qualcosa al tavolo ex Massicci in modo da sbloccare i 100 milioni di premialità, il commissario ad acta Massimo Scura ha proposto in blocco il piano di riordino della rete ospedaliera elaborato da Urbani all'epoca di Scopelliti. Il piano avrebbe dovuto analizzare i fabbisogni di salute dei calabresi, adeguarli agli standard ospedalieri nazionali, stabilire, cioè, di quanti abitanti deve essere formato il bacino d’utenza perché una determinata specialità possa essere strutturata in unità complessa. Se per una cardiochirurgia, per esempio, necessitano due milioni di abitanti per mantenere alti standard di efficacia ed efficienza, considerato che la Calabria conta 1,8 milioni di abitanti si dovrebbe avere una sola cardiochirurgia in regione. Così si sarebbe dovuto agire per tutte le altre specialità. Il piano di riordino avrebbe, inoltre, dovuto esplicitare i criteri e le linee guida per gli atti aziendali, invece si è sostituito completamente a questi, riducendo quasi a zero gli spazi dei direttori generali. La cosa più grave, però, è l’assoluta mancanza di qualsiasi criterio generale e oggettivo nella stesura, che non si basa sui fabbisogni di salute dei cittadini di una certa area, ma su dati storici delle prestazioni erogate dalle Unità Operative Complesse (UOC) esistenti. Se l’Ortopedia di Cosenza lavora con solo 7 medici è chiaro che non può soddisfare celermente i bisogni di un vasto bacino d'utenza come quello dell'Annunziata. Di esempi del genere, in questo piano, ve ne sono a iosa: la Dermatologia che resta UOC a Reggio e a Catanzaro, mentre a Cosenza diventa Unità Operativa Semplice (UOS); la Chirurgia toracica, molto importante e con ottima casistica a Cosenza, resta UOS con 10 posti letto e a Catanzaro e Reggio sono invece UOC. Discorso a parte deve farsi per la Terapia Intensiva Neonatale (TIN), in cui si è creata una evidente sperequazione e si deve aggiungere che Cosenza è punto di riferimento regionale per la Chirurgia pediatrica e, particolarmente, per quella neonatale.
Quale logica è stata perseguita? Cosenza è un ospedale HUB e la sua provincia è la più estesa della regione, ma dai numeri riportati è chiaro che non è stato applicato alcun criterio oggettivo nella stesura del piano di riordino.

 

Declassata Dermatologia a Cosenza, ecco i numeri:

Nel 2014 l'Unità di Dermatologia ha eseguito 12.000 prestazioni, tra cui 2000 visite di Pronto soccorso e di consulenze urgenti, 350 interventi chirurgici, 750 trattamenti laser, 2000 trattamenti di fototerapia, 1000 visite di dermatologia pediatrica, 700 dermatoscopia in Epiluminescenza computerizzata, 300 capillaroscopie. É anche centro di riferimento per le malattie rare, per la psoriasi, per le malattie sessualmente trasmesse, per dermatiti allergiche da contatto, per tumori cutanei (melanomi ed epiteliomi) ed è l'unico centro calabrese che effettua microfototerapia con laser ad eccimeri come in pochissimi centri pubblici del territorio nazionale. Nella stessa sede si effettua terapia Fotodinamica. Non si capisce perché a Cosenza sia stata trasformata in unità semplice e abbia ricevuto un diverso trattamento rispetto agli altri hub calabresi. A Catanzaro le unità complesse sono state addirittura raddoppiate.
 

 

 Terapia Intensiva Neonatale (TIN)

CITTA'
UOC POSTI LETTO
BACINO DI UTENZA
PERCENTUALE DEL  TERRITORIO REGIONALE
COSENZA
10
800.000 abitanti
45%


CATANZARO
5
Cz, Kr, RC, Lamezia 1.000.000 abitanti
Cz, Kr, RC, Lamezia 55%
CROTONE
4
 
 
LAMEZIA
2
 
 
REGGIO CALABRIA
8
 
 

 

©Francesca Canino