L’aggressione a Michele Santagata (http://www.iacchite.blog/cosenza-caccia-subitu-i-foto-i-manna-aggredito-michele-santagata/) avvenuta ieri a Cosenza, in pieno centro e in pieno giorno, non rappresenta solo l’ennesimo e deprecabile attacco alla libertà di stampa compiuto a suon di botte, quanto la prova inoppugnabile della veridicità dei suoi scritti. E anche stavolta i fatti riportati da Michele su Iacchitè sono di una gravità inaudita, poiché rimarcano, con dovizia di particolari, il marciume di certa magistratura legata a doppio filo con la politica e la massomafia. Aberrante.
Come si può tacere sul perverso operato di alcuni
magistrati? E sugli stretti legami tra questi ultimi e gli amministratori, i politici
locali e gli operatori della (in)giustizia che foraggiano certa criminalità? Il
risultato di tanta malversazione è la condizione di sottosviluppo e di degrado
morale della nostra terra, favorita anche dai bavagli imposti a tanti
giornalisti. Non è un caso se viviamo in una regione in cui tutto è mafia, subita,
accettata, spesso negata dalla maggior parte dei calabresi, che supinamente ‘tirano
a campare’ con rassegnazione e senza dignità. Anche l’Antimafia ha mostrato il
suo completo disinteresse verso la pervasività del fenomeno mafioso in
Calabria. E chi alza la cresta e si sbavaglia viene punito in un modo o nell’altro,
spesso nell’indifferenza dei cittadini – a beneficio dei quali si svolge il
lavoro dei giornalisti - o dei tanti colleghi che fanno finta di non aver
saputo.
Il tempo che viviamo richiede coraggio, conoscenza,
coscienza. La terra in cui viviamo necessita di cambiamenti radicali che solo la
partecipazione di tutti potrà determinare. L’informazione deve essere libera e
obiettiva. Nessuno tenti di bloccarla. Per questi motivi esprimo la mia personale
vicinanza a Michele Santagata e a Gabriele Carchidi. Tiremm innanz!
Cosenza, 9
settembre 2020
Francesca
Canino
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