da "Il Quotidiano del Sud", 22 settembre 2017
LA NATURA del tempo è per l’uomo forse
il mistero più impenetrabile: fili invisibili lo legano agli altri grandi misteri,
come l’origine dell’universo, la natura della mente, il destino dei buchi neri.
Carlo Rovelli, fisico teorico, autore di diverse opere scientifiche, nel suo
ultimo lavoro “L’ordine del tempo” esplora ‘qualcosa’ della fisica che
coinvolge chiunque in ogni istante: il tempo. Se nelle equazioni di Newton era
sempre presente, oggi, nelle equazioni fondamentali della fisica, il tempo
sparisce e con esso scompare anche l’opposizione tra passato e futuro, mentre
si dilegua il presente, unico elemento certo.
Il libro, edito da Adelphi, è diviso in
tre parti: nella prima l’autore descrive ciò che la fisica moderna ha compreso
del tempo, uno studio che si scioglie fra le dita come un fiocco di neve tenuto
in una mano mentre lo si osserva. Al tempo si è sempre pensato come a qualcosa
di semplice, che scorre uniforme dal passato verso il futuro attraverso gli
orologi che lo misurano e nel suo scorrere si realizzano tutti gli avvenimenti
dell’universo, passati, presenti e futuri, di cui il passato è conosciuto, il
futuro aperto. Tutto questo è risultato falso. Rovelli sostiene che i profili
del tempo si sono rivelati delle «approssimazioni, degli abbagli dovuti alla
prospettiva come la piattezza della Terra o il girare del sole» e che
l’avanzare delle conoscenze ha gradualmente sfaldato la nozione di tempo,
ovvero di quel complesso insieme di stratificazioni che lo compongono.
La seconda parte è la descrizione di ciò
che resta dopo la perdita degli strati, un paesaggio vuoto in cui sembra non
esserci alcuna traccia di temporalità. Un paesaggio su cui si concentrano gli
studi effettuati dall’autore sulla gravità quantistica, nello sforzo di
comprendere e dare un senso a questo paesaggio estremo che è il mondo senza
tempo.
Nella terza parte Rovelli immagina che
nel mondo senza tempo debba esistere qualcosa che origina il tempo che noi
conosciamo e che deve affiorare per noi. È il viaggio di ritorno verso il tempo
perduto e come bravi detective si va alla ricerca del colpevole che ha generato
il tempo.
Con un linguaggio semplice l’autore
conduce il lettore fino «al grande oceano notturno e stellato di quello che
ancora non sappiamo », cioè fino al punto in cui egli ritiene arrivi l’attuale
sapere sul tempo, partendo da antiche conoscenze espresse da Anassimandro ventisei
secoli fa. In un frammento degli scritti del filosofo greco si legge che le
cose si trasformano l’una nell’altra “secondo necessità e si rendono giustizia
secondo l’ordine del tempo”. Parole che ancora oggi risultano arcane, ma che
avvalorano l’idea che tutta la fisica sia la scienza di come le cose evolvono
secondo l’ordine del tempo. Per noi, esseri nel tempo, il fluire dei secondi,
dei minuti, delle ore è la nenia del tempo che ci culla, ci spaventa, passa
troppo in fretta e anche le parole appena pronunciate “il tempo nella sua
rapina ha già portato via e nulla torna” (Orazio, Odi I, 11).
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© FRANCESCA CANINO
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