L’affaire
migranti è ormai chiaro: un giro enorme di denaro che interessa intermediari,
tv locali africane, bande di carcerieri e scafisti, ong e centri di accoglienza
vari. I politici hanno i loro tornaconti, la criminalità i suoi guadagni, gli
Italiani i disagi e i migranti i maltrattamenti. Da qui alla schiavitù il passo
è breve: la stragrande maggioranza dei migranti diventa forza lavoro a costo
pari quasi allo zero, le donne prostitute, sui bambini si deve ancora capire
cosa fare, intanto molti scompaiono, dall’inizio dell’anno si contano in
Calabria 118 minori scomparsi. Per questi motivi, come non pensare che l’esodo
sia una manovra per arricchire tanta gente? Intanto leggiamo le loro drammatiche
storie di dolore e ingiustizie e poi interroghiamoci su quanta umanità c’è
ancora in giro.
Dall’Africa subsahariana all’Italia,
la traversata della vergogna
dal Quotidiano del Sud del 15 luglio 2017
LE
PROFONDE cicatrici resteranno per tutta la vita, saranno il ricordo di
un’esperienza che ha ormai dilaniato le membra e l’anima di tanti giovani a colpi
di bastonate inferte nel deserto e nella ‘prison’.
M. ha 16 anni e oggi si è pentito di aver fatto la traversata di mezza Africa e
del Mediterraneo per giungere da migrante minorenne in Italia, vorrebbe essere
con la sua mamma. È una delle tante storie raccontate attraverso il mediatore
culturale Abdullah, un giovane marocchino che vive in Italia da anni e conosce
bene lingue e culture del continente nero.
M.,
Ma., B. e altri giovanissimi provenienti da diverse regioni africane
sono, da settimane ormai, gli ospiti del palazzetto dello Sport di Corigliano.
Sorridono, parlano, alzano il pollice per comunicare che tutto ora va bene. La
giovane età consente di dimenticare in fretta, anche se le esperienze che hanno
vissuto e raccontato difficilmente saranno archiviate nei meandri della loro
memoria. Sono scappati di casa per venire in Italia, attratti dall’immagine del
bel paese che viene diffusa dalle tv africane, dai racconti di familiari e
amici che hanno già compiuto la fatidica traversata. Solo fatidica?
Dai
racconti dei ragazzi il viaggio si rivela un inferno in terra, pieno di mostruosità
che lasciano increduli. Dalla fuga di casa fino a metà della rotta sul
Mediterraneo, i giovani migranti non accompagnati subiscono fame e soprusi. E
botte, tante botte senza alcun motivo, poi la sete, la prigionia e la paura di
non farcela, di non ricevere il denaro dalle famiglie ed essere ammazzati e
lasciati per sempre nel deserto. Il Sahara si attraversa in un mese e quattro
giorni circa, lunghe carovane di uomini, donne e minori si avviano dai paesi
della fascia subsahariana per raggiungere la Libia. Tre biscotti e mezzo
bicchiere di acqua salata è tutto ciò che ingeriscono in un giorno, i più
deboli si ammalano, alcuni muoiono e rimangono nel deserto. Picchiati e
maltrattati di continuo da uomini armati, la carovana procede verso Nord, verso
la Libia. Un primo punto di arrivo, ma non un sollievo. I migranti vengono
immediatamente sbattuti nelle ‘prisons’, le prigioni libiche, dai muri
altissimi, senza finestre, dove fa caldo e si suda, si mangia ogni quattro
giorni sotto il controllo di uomini armati e le violenze sono indicibili. I più
fortunati rimangono in prigione solo sei mesi, altri molto di più. Dipende
anche da quando e quanto denaro le famiglie dei migranti faranno pervenire. Solo
allora i libici li fanno salire sui gommoni guidati dagli scafisti alla volta
dell’Italia. Un viaggio che dura quattro giorni. Ma a metà, una imbarcazione li
raggiunge, carica lo scafista e lascia il gommone al suo destino. È in questo
momento che sopraggiungono gli aiuti, navi che li caricano per farli approdare
nei porti della Sicilia e della Calabria. Solo qui si abbandonano le paure, ci
si sente liberi, si respira umanità. Si torna alla vita.
4 agosto 2017
© Francesca Canino
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