da "Il Quotidiano della Calabria", 17 marzo 2011
IL 17 MARZO di 150 anni
fa, il Parlamento italiano sanciva la proclamazione del Regno d'Italia dopo
secoli di divisioni e invasioni, conflitti, trattati e spargimenti di sangue.
Si era giunti all'unificazione, sebbene incompleta, della penisola italiana, un
processo durato parecchi decenni in cui uomini valorosi e idee nuove comparvero
sulla scena della storia italica. Ma alle soglie del secolo e mezzo dall'Unità,
numerose sono le polemiche sorte intorno all'anniversario, che rappresenta
tuttavia una meta importante per la nostra storia, sempre più spesso rinnegata,
oltraggiata, obliata. Ecco perché, in occasione del conferimento della
cittadinanza cosentina allo storico calabrese Rosario Villari, gli abbiamo
posto alcune domande su ciò che rappresenta la storia oggi, per studenti e
cittadini.
Historia magistra vitae,
lo è ancora?
Domanda difficile: a noi
che studiamo la storia capita di dove constatare che essa spesso non insegna
ciò che dovrebbe, si ripetono gli stessi errori. Qualche volta è magistra vitae,
a volte sfortunatamente non lo è.
Lacune storiche: perché tanti avvenimenti non trovano spazio nei libri di storia?
In parte sono giustificate
perché ci sono degli avvenimenti di carattere più generale, nazionale, che in
qualche modo incorporano anche i singoli avvenimenti verificatisi nelle
regioni. Si commette però un torto, un'ingiustizia, poiché in questo assimilare
le esperienze particolari a quelle più generali, si compie un atto di
dimenticanza verso persone che hanno sacrificato la loro vita per un ideale, un
obiettivo collettivo. In questi casi bisognerebbe fare il possibile per evitare
le lacune, perché il riconoscimento della generosità, del senso di giustizia,
della dedizione all'interesse generale, specialmente in questa fase in cui
prevale spesso l'interesse individuale ed il particolarismo più gretto, alcuni
momenti personali di generosità e sacrificio possono essere esemplari e
rappresentare un contrasto con gli aspetti negativi della realtà attuale.
Sarebbe utile, quindi,
colmarle?
Sì.
Il Risorgimento dal punto
di vista di un Meridionale.
E' stata l'occasione per
dare al Mezzogiorno la consapevolezza dei suoi problemi e una dimensione più
ampia nella concezione dei rapporti sociali, della cultura, della scienza, del
sentirsi parte di una comunità forte come una nazione che è più forte di una
provincia, di una sezione, di una parte incompleta. Il Risorgimento è tutta
l'esperienza di una nazione meravigliosa come quella italiana.
Il personaggio più attuale
del Risorgimento?
Questa è una domanda
difficile: è arduo, infatti, individuare un personaggio, io gliene dico tre,
anzi me li dica lei.
Mazzini, Garibaldi e
Cavour?
Siamo d'accordo
Un altro Risorgimento è
possibile?
E' necessario direi.
La storia si ripete e la
storia la fanno i vincitori, quanto sono vere le due citazioni?
Purtroppo, devo dire, in
parte sono vere. Fare la storia dei vincitori è la cosa più conveniente e più
facile. Quando si ha la vocazione a scrivere la storia generale, si deve fare
uno sforzo per comprendere anche i vinti, per comprendere le loro ragioni ed i
loro sogni, perché a volte i perdenti sono quelli che hanno sognato le cose più
belle e allora lo storico deve cercare, per essere un vero storico, di scrivere
la storia dei perdenti e di rinunciare ai vantaggi che si hanno a fare la
storia dei vincitori.
Sa che tra gli studenti di
oggi lei non riscuote tanta simpatia per il fatto che devono studiare i libri
che ha scritto? E' stato conveniente o no, quindi, scrivere?
Non ho fatto questa
esperienza, anzi ho parlato sempre con persone che erano contente di aver
studiato sui miei libri, a volte le loro considerazioni mi hanno spinto a
rivedere i miei limiti. Mi piacerebbe conoscere gli studenti a cui risulto
'antipatico' e riuscire a trasformare la loro antipatia in una critica che mi
aiuterebbe.
17-3-2017
© Francesca
Canino
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