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09 gennaio 2017

Analisi di un fenomeno preoccupante: l'aumento della criminalità a Cosenza

da "Il Quotidiano del Sud" 7 gennaio 2017




VIGILIA della Befana a piazza Cappello: alle 19 un medico viene derubato e ferito di striscio con un’arma da fuoco; 3 gennaio, corso Mazzini: alle 9,30 due uomini rapinano una gioielleria; vigilia di Capodanno a via Roma: intorno alla mezzanotte alcuni ladri si introducono in una attività commerciale, forzano la saracinesca e portano via poche decine di euro.
Un anno finisce e un altro inizia sulla stessa scia criminale che negli ultimi mesi sta creando non poche preoccupazioni nei cittadini. Delitti compiuti in pieno centro e in orari inusuali che non sono solo la spia di un fenomeno, la microcriminalità, che ha mutato la sua fisionomia, ma sono anche la scaturigine dei fondati timori dei residenti. Se la delinquenza pervade i quartieri più frequentati in orari in cui si lavora o si passeggia, significa che qualcosa negli ingranaggi si è rotto. Cosa può spingere una persona a delinquere nelle zone centrali e negli orari “tradizionalmente” meno adatti per compiere un qualsivoglia reato? Bisogno? Impunità? Prova di forza?
Proviamo ad analizzarli tutti, in relazione al contesto sociale in cui i reati sono stati consumati.
Cosenza è una città in cui aumentano giorno per giorno i bisognosi e i bisogni, il lavoro è una chimera, il denaro serve, spesso per futilità, e ognuno cerca di guadagnarlo come può. Non si disdegnano le maniere illecite, di contro non c’è la galera, al massimo i domiciliari che, tutto sommato, è come stare a casa per una lunga influenza.
Aumentano i bisogni, dicevamo, poiché il bisognoso di oggi non è colui che cerca il classico pezzo di pane, ma spesso un individuo che deve acquistare stupefacenti o prodotti non di prima necessità. E qui il banco salta. Il pezzo di pane si trova, purtroppo, anche nella spazzatura o può essere regalato agli affamati, la droga no, se non si hanno i soldi non se ne può fare uso. Aumentano dunque i furti, gli scippi, gli scassi e diminuisce la sicurezza del cittadino, senza tutele perché i reati sono compiuti in ordine sparso, mancano le regie criminali, ognuno è manovale e boss nello stesso tempo. E nello scambio dei ruoli, quando cioè si passa dall’essere manovale all’essere boss, si supera inconsciamente una prova di forza che equivale a una promozione per poter compiere i successivi reati.
Ma il cittadino ha diritto a vivere in una società tranquilla, così come chi delinque ha diritto ad essere socialmente recuperato.
Il crimine, in tutte le sue sfaccettature, deve essere combattuto alla fonte, bisogna sradicarlo dal suo vero humus di crescita: il disagio sociale, l’impossibilità di trovare un lavoro, la comprensione dei veri bisogni dell’individuo. La pena certa costituisce un deterrente, la pena dovrebbe costituire anche il momento del riscatto, del recupero, della trasformazione dei ‘microcriminali in ordine sparso’ in cives dalla coscienza universale.


© FRANCESCA CANINO

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