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15 febbraio 2015

La deriva culturale a Cosenza

Ancora attuale
 
dal Quotidiano della Calabria del 26 aprile 2014
CARMINA non dant panem, con la cultura non si mangia. Con la cultura si mangia, anzi nei vecchi luoghi della cultura si mangia. In città cresce il numero delle librerie che hanno chiuso i battenti e cresce, in modo direttamente proporzionale, il numero dei locali di svago, per la maggior parte mangerecci, che invece hanno aperto i battenti.
Chiusa da qualche tempo la libreria Einaudi di via XXIV Maggio, al suo posto è sorto un circolo ricreativo. Chiuso Mondolibro che si trovava in una traversa di corso Mazzini, al suo posto un altro circolo ricreativo. In procinto di chiudere l'ormai storica Domus di corso d'Italia, al suo posto non si sa ancora cosa sorgerà. I soliti bene informati azzardano che, data l'ampiezza dei locali, qualcuno potrebbe pensare di utilizzarli come sede di un supermercato. Tanto per rimanere nel campo del commestibile. L'anno scorso stava per chiudere la libreria Gallo di via Roma, salva per miracolo e pochi anni fa la città ha perso anche la libreria Giunti situata nello spazio dei Due fiumi. Volgendo lo sguardo al recente passato, non si può non ricordare che la città ospitava un numero cospicuo di librerie: oltre alle due Domus, 'approvvigionava' di libri i cosentini Manigrasso in via Arabia, Il Castello a corso Mazzini con due punti vendita, la Mondadori sempre sul corso, Janni in piazza Fera, Gianna alle Autolinee e qualche altra, grande o piccola, che forse ora ci sfugge.
Si legge sempre di meno, si sa, la frase sembra essere diventata un mantra, in compenso ci si diverte molto di più, come attestano i tanti locali di svago aperti negli ultimi tempi in città e che di notte si riempiono tutti. Dal giovedì al sabato, ma senza disdegnare i primi giorni della settimana, i luoghi in cui si mangia e si beve sono presi d'assalto dalle 21,30 in poi.
La situazione non è del tutto dissimile durante il giorno, considerato che i tavolini dei bar all'aperto sono sempre occupati. Si gozzoviglia, dunque, tra una fiera e l'altra, aspettando l'estate con le sue serate da festini sul lungofiume e si legge sempre di meno. In compenso vengono regalati libri ai nuovi nati, secondo un progetto dell'assessorato regionale alla cultura che ha pensato di donare un libro ad ogni neonato calabrese. Paradossi di un'epoca in cui si è persa la bussola al punto che in città rischia anche di chiudere la più antica istituzione libraria. Il riferimento è alla Biblioteca Civica, per la quale si cercano soluzioni, ma se proprio la si vuol mantenere viva si dovrebbero mandare i libri al macero e al loro posto installare luci psichedeliche, sistemare piste da ballo, divanetti per privè e una fornita cantina con tanto vino quanto quello che di sera scorre nella città dei Bruzi, l'Atene della Calabria.
La deriva culturale, tuttavia, si sta verificando in tutto il paese, Cosenza non è da meno. Siamo tornati all'antico detto di epoca borbonica: feste, farina e forche. Una triade di 'f' che varrebbe anche oggi se non fosse per le forche, fortunatamente abolite. Non sappiamo quale parola che cominci per f potrebbe prendere il suo posto, ma basta pazientare e qualcuno pronto a lanciare un concorso di idee per trovare il termine adatto si troverà. Intanto si mandano i libri in soffitta, spuntano nuovi locali per il divertimento e Cosenza è diventata la città dei balocchi. Spunteranno anche le orecchie d'asino? L'importante ora è non fare più orecchie da mercante.

15-2-2015
©Francesca Canino

 

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