A grande richiesta, per la serie ''La città di...''
Telesio
Il primo
degli uomini nuovi tra filosofia e medicina
Il filosofo-scienziato Bernardino Telesio nacque a Cosenza nel 1509. Sindaco ordinario dei
Nobili della città nel 1554, fu il primo
degli 'uomini nuovi', come lo aveva definito Bacone, se per uomo nuovo si
intende colui che travalica ogni limite e condizionamento nell'indagine
filosofica e si pone dinanzi ad essa con una mentalità diversa da quella dei
suoi predecessori, quindi del tutto nuova. La vera novità del pensiero
telesiano è rappresentata dalla 'libertas philosophandi': Telesio rivendicò
sempre l'assoluta autonomia della sua indagine da ogni pregiudiziale di ordine religioso e
filosofico. “Noi abbiamo seguito il senso e la natura e nient'altro, quella
natura che concordando sempre con se stessa agisce ed opera sempre allo stesso
modo”, così si espresse Telesio per presentare la sua filosofia come la più
umana e la più terrena possibile. E ancora: “C'è da temere insomma che a me, oramai vecchio ed
abbattuto dai molti dispiaceri, non sia più lecito esporre a suo luogo quella
teoria e quella parte della disciplina medica
che è molto vicina alla filosofia (quae
philosophia proxima est)”. Forse Telesio aveva in mente di elaborare
un vero trattato di medicina che a causa della tarda età e degli acciacchi
pensò di non poter comporre. Ai suoi tempi, lo studente che all'Università
studiava le 'artes', cioè le discipline filosofiche e scientifiche e non
teologia o diritto, era costretto a studiare la medicina. Nel '500 molto spesso
il filosofo era anche medico ed esercitava tale professione, come fece Agostino Doni, cosentino contemporaneo di
Telesio e, nella prima metà del '600, il
medico di Tarsia M. A. Severino, maestro a sua volta di T. Cornelio, un altro
famoso medico e filosofo cosentino.
Nel 1586
Telesio riuscì a pubblicare, integro nei suoi nove libri, il “De Rerum Natura
Iuxta Propria Principia”, il capolavoro telesiano che studia la natura solo
'iuxta propria principia', solo, cioè, secondo i principi insiti in essa, una
realtà strettamente e rigorosamente fisica, percebile esclusivamente con i
sensi. Per questa ragione dovette studiare anche quell'ente che, seppure
ritenuto ai suoi tempi perfetto rispetto agli altri, era considerato il fine
della creazione: l'uomo. Telesio affrontò
questioni specifiche di anatomia e fisiologia, circa un terzo della sua opera
contiene una trattazione della struttura anatomica dell'uomo, del
suo processo di generazione e riproduzione, del suo sviluppo e accrescimento e
anche di specifiche e particolari attività che negli animali sembrano non
esserci. Il filosofo si soffermò sui movimenti del cuore, delle vene, delle
arterie e sulle pulsazioni (pulsus) da essi compiute, sebbene al suo tempo non
si conoscessero i meccanismi della circolazione sanguigna. Ammise anche che i
vari stati d'animo e le differenti condizioni fisiologiche in cui l'uomo viene
a trovarsi determinano una diversità di pulsazioni. Nel libro VII del 'De Rerum
Natura', Telesio approfondì lo studio sui sensi del gusto, dell'olfatto
e della vista (argomenti che si ritrovano anche negli opusculi 'De Coloribus' e
'De Colorum Generatione'). Descrisse la struttura dell'occhio e spiegò la sua
ipotesi secondo la quale la luce permette all'uomo la visione. Altre sue teorie
scientifiche sono esposte nel 'De usu respiratione', in cui il filosofo
sostenne che la respirazione è stata data all'animale non per diminuire il suo
calore, ma per mantenerlo ed aumentarlo. Proprio nel caldo eccessivo individuò
la causa della febbre, esposta nel libello 'De causis febrium'. Affrontò anche
il problema della generazione e il modo in cui i due sessi vi concorrono, in
massima parte identica in tutte le specie viventi, frutto dell'unione del seme
maschile e di quello femminile; nei mammiferi l'utero materno serve, secondo
Telesio, a fornire il caldo necessario per lo sviluppo del feto.
Grande
importanza hanno le opere cosiddette minori nella ricostruzione degli studi
medici di Telesio. Dal 'De Saporibus' al 'Quod animal universum ab unica animae
substantia gubernatur' al 'De Somno', forse lo scritto più perfetto della
'telesina philosophia' che insieme al 'Quod animal' e al 'De Rerum Natura' fu
messo all'Indice. In quest'opera Telesio asserì che le cause del sonno devono
essere ricercate solo in ciò che all'animale accade proprio durante il sonno ed
enumerò le cose “quae somnos faciunt”, cioè che producono il sonno. Dopo aver
spiegato perché durante il sonno gli uomini parlano e si muovono senza che da
svegli ci si ricordi di ciò, affermò che lo spirito, nell'esercizio delle proprie
attività, si consuma continuamente, ha bisogno quindi di rifarsi, mentre le
parti esterne del corpo, proprio per questo, nel sonno diventano 'stupide e
torpide'. Alcuni sono dormiglioni per la costituzione umida e fredda del loro
corpo, altri, invece, soffrono d'insonnia, come i vecchi in special modo: “quod
crassissimus est ipsorum sanguis, itaque et spiritus longe tenuissimus et qui
immobilis diu esse nolit - perchè il loro sangue è molto denso e per questo il
loro spirito è tenue al massimo e tale che non vuole restare a lungo immobile”.
Gli studi
sul sonno furono senza dubbio tra i più interessanti e impegnativi a cui il
filosofo si dedicò, ma rimane ora da sciogliere un interrogativo: che cosa
intese Telesio per spirito? Niente altro che il risultato ultimo
dell'azione assottigliante del caldo sulla materia: essa potrà essere tanto
sottile da risultare quasi impercettibile ai sensi, ma non potrà non continuare
ad essere materia e come tale ad occupare dello spazio. Materia, dunque, e in
alcuni passi delle sue opere sembra che detto spirito si identifichi a volte in
ciò che oggi è denominato 'sistema nervoso'. In riferimento alle funzioni che
il filosofo attribuì allo spirito, non si può non pensare che egli abbia
intuito l'esistenza dei centri nervosi e la propagazione degli impulsi, seppure
in maniera empirica. Allo stesso modo percepì
che negli anziani il sangue può diventare più denso, specialmente con
l'immobilità e dare luogo a diverse patologie che colpiscono oggi migliaia di
persone.
Da attento
osservatore della natura e dell'uomo, Telesio era riuscito a comprendere alcuni
meccanismi che regolano il mondo fisico, il corpo umano e le sue funzioni,
quasi un pioniere della moderna scienza medica. Scrisse Luigi De Franco, il
primo e più grande studioso del filosofo cosentino: “Non voglio definire
Telesio precursore, come si fa anche per altri, ma un osservatore, pensatore,
studioso in bilico tra natura e religione. Quando la bilancia pendeva
soprattutto dalla parte della natura, mal riusciva a bilanciarla, ma doveva
tuttavia riuscirci”.
Forse questo
è stato l'unico, grande limite al suo pensiero, imprigionato, suo malgrado,
dalle pesanti direttive della chiesa del tempo.
3-1-2015
©Francesca Canino
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