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19 agosto 2022

Calabria, ecco perché i concorsi per medici ospedalieri vanno deserti


Se i concorsi per medici ospedalieri in Calabria, soprattutto nelle discipline più rischiose e impegnative anche sotto il profilo psico-fisico (principalmente emergenza), vanno spesso deserti, non avviene certo per una punizione divina, ma per una serie di motivi facilmente individuabili. 

Dal numero chiuso nelle facoltà di Medicina, agli ingiusti riconoscimenti economici, dall’impossibilità di vincere qualsivoglia concorso se non si è “parte” di famiglie (in tutti i sensi), partiti, logge, agli ostacoli che vengono posti sul cammino di chi, per puro caso, si trova a lavorare in un ospedale calabrese senza le spalle coperte.

Ogni anno, in Italia, viene ammesso un determinato numero di studenti al corso di laurea in medicina e, in seguito, un numero ancora minore per accedere alle varie specializzazioni (titolo necessario per l’accesso al SSN). Questo numero, da oltre 30 anni, viene calcolato non sulla base dei fabbisogni di salute, ma su meri calcoli economicistici. Da aggiungere che, con l’allungamento degli anni necessari al completamento del percorso specialistico, per avere uno specialista in discipline mediche necessitano minimo 11 anni, per quelle chirurgiche 12. In questo modo, negli anni, si è creata una carenza di medici che permette ad ogni giovane specialista di poter tranquillamente scegliere dove e in quale ruolo lavorare.

Appena uscito dall’università, ognuno ha le sue legittime aspettative: crescita professionale, fare ricerca, ambire a progressioni di carriera, svolgere la professione in modo etico, scientifico e, perché no, con il giusto riconoscimento economico. Quante di queste aspirazioni potrebbero essere soddisfatte lavorando in Calabria? Nessuna.

In Calabria, gli stipendi, a parità di ruolo e posizione, sono mediamente più bassi del 10% rispetto a quelli delle altre regioni; la progressione di carriera ha come titolo fondamentale “l’appartenenza”; dove, proprio per questo, la gran parte dei primari è composta da “miracolati” di cui la maggior parte, non avendo la giusta autorevolezza, non garantiscono una buona crescita professionale, figurarsi la possibilità di fare ricerca; sempre in Calabria, non c’è un euro investibile in fondi di ricerca e formazione seria; le pressioni “esterne” creano ostacoli difficilmente sormontabili per comportamenti professionali etici e scientifici, facendo aumentare a dismisura i rischi medico-legali ed anche, spesso, personali. In un quadro come questo, c’è qualcuno che si chiede perché i concorsi vanno deserti. La giusta domanda sarebbe: chi sono quei pazzi che vogliono ancora venire o restano a lavorare in Calabria? Forse per questo ci siamo rivolti a Cuba. Sono sufficientemente preparati professionalmente ma, soprattutto, sono abbastanza lontani per non conoscere il disastro in cui si imbarcheranno.

Cosenza, 19 agosto 2022

© Francesca Canino

18 agosto 2022

Calabria, arrivano i medici cubani, ma il sistema non si salverà

 


Medici cubani in Calabria in aiuto al sistema sanitario calabrese. È l’ultima trovata del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, dopo l’aumento scandaloso degli stipendi ai manager della sanità (mentre i medici attendono da due anni di ricevere i contributi Covid) e dopo un anno circa di mandato in cui la sanità, il problema più grave della Calabria, ha continuato a languire. Speranze zero per l’immediato futuro se non si analizzano le cause e non si rimuovono i vari steccati che hanno imprigionato la sanità. Intanto, «ieri il Presidente Occhiuto, con un video messaggio su Facebook, ha trionfalmente annunciato la firma dell’accordo per ottenere 497 medici cubani in aiuto al Sistema Sanitario Regionale che ne ha una grave carenza. Non riesco a capire le motivazioni a sostegno dei toni entusiastici per l’accordo raggiunto». A parlare è il dottor Rodolfo Gualtieri, segretario provinciale aggiunto CISL Cosenza, che così continua: «A me pare, ma potrei sbagliarmi, che lui stesso, negli ultimi 30 anni, abbia frequentato il Parlamento italiano militando in un’area politica tra le principali responsabili dello sfacelo sanitario della nostra regione e dell’intera nazione».

Lo sfacelo accennato è sotto gli occhi di tutti e si è rivelato in tutta la sua gravità nel periodo pandemico. Ma la sanità italiana era già in declino, mentre quella calabrese si era dissolta da tempo secondo la volontà della malapolitica, della massomafia e dei cittadini silenti e proni ai poteri forti e marci. Un processo di distruzione che viene da lontano e che oggi ci interroga sulle azioni che lo hanno attuato.

«Chi ha introdotto – domanda Gualtieri - il numero chiuso nelle facoltà di medicina senza una reale programmazione dei fabbisogni? Chi ha contribuito allo sfacelo del SSN con tagli continui ai bilanci? Chi ha fatto della Sanità un terreno di gestione del potere con nomine di assoluti incapaci, quando non di autentici criminali, nei posti chiave (intendo per questi dal Ministro fino all’ultimo dei Primari) della Sanità? Chi ha ridotto la formazione medica ad un mercimonio per il quale Dante introdurrebbe un apposito girone infernale? Per di più, come riesce Occhiuto a giustificare il suo endorsement verso la vituperata Cuba, che a dire della sua area politica è un residuo di quel comunismo causa di tutti i mali del mondo?».

Domande legittime che non troveranno mai una risposta. Gli altarini non devono essere scoperti, crollerebbe un sistema ancora solido alimentato dal disinteresse e dalla poca memoria degli italiani.

«Contando sulla scarsa memoria degli italiani - conclude Gualtieri - e soprattutto sulla loro capacità di bersi qualsiasi cosa, quella che potrebbe essere tranquillamente la requisitoria d’accusa finale ad un processo ad un’intera classe politica viene trasformata in un messaggio trionfale per aver portato a termine una brillante operazione a sostegno della sanità regionale. C’è un’ultima domanda da porsi riguardo lo sfacelo della Sanità Pubblica. È tutto scaturito per idiozia o per calcolo finemente studiato?».

Cosenza, 18 agosto 2022

© Francesca Canino