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31 marzo 2019

Lavori di corso Mazzini: strage di alberi e assenza del cartello di cantiere


L’ennesimo cantiere cittadino, oltre a creare disagi enormi ai pedoni e al traffico, risulta, come sempre accade da diversi anni a questa parte, privo del cartello di cantiere. I lavori iniziati nei giorni scorsi sull’ultimo tratto di corso Mazzini, che prevedono la pedonalizzazione e la realizzazione della solita piazza, sono andati avanti a ritmi serrati, un modo di agire che di recente ha preso piede in città insieme a un’altra sconsiderata abitudine, quella, cioè, di non affiggere il cartello di cantiere in un qualsiasi punto della recinzione dell’area ‘cantierizzata’ (come è già accaduto per i lavori di San Domenico e di piazza Rodotà su via Roma). L’amministrazione comunale dovrebbe essere a conoscenza che è obbligatorio apporre il cartello nei pressi dei lavori da eseguire, lavori che sono già a uno stadio successivo a quello iniziale. È d’obbligo ricordare che il cartello riporta i dati (tra cui: tipo di opere, importo delle opere da realizzare, estremi dell’autorizzazione o permesso di costruire comunale riguardante le opere da eseguire, stazione appaltante, costi, impresa o imprese esecutrici, eventuali imprese subappaltatrici, nome del progettista, nome del direttore dei lavori, nome del direttore di cantiere) sui lavori da eseguire e le relative autorizzazioni a norma del D.P.R. 380/2001, art. 27, comma 4, decreto che obbliga a esporlo, pena sanzioni, come ha anche stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza 13963/2016.
Oltre a ciò, si nota che, come sempre, non sono stati rispettati gli alberi che erano sui marciapiedi, i quali sono stati sradicati con la solita brutalità e abbandonati vicino alla fontana di Giugno. Inammissibile che si debba sacrificare il verde urbano a favore del cemento o della pietra discutibile che andrà a rivestire il tratto in questione. Nell’area recintata ricadono anche due grandi lecci che hanno almeno 90 anni e diverse palme, saranno sacrificati anche questi?

Cosenza, 31 marzo 2019
© Francesca Canino




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16 marzo 2019

Cosenza, operazione “Acque torbide



Da circa un anno, la qualità dell’acqua di diverse fontane pubbliche di Cosenza non è conforme agli standard di qualità fissati dal D. Lgs. 31/01. Equivale a dire che i referti analitici dei laboratori ARPACal – Cosenza hanno evidenziato, in seguito ad accurati esami microbiologici, la presenza nell’acqua ‘potabile’ di Coliformi, Escherichia coli, Enterococchi. A rendere noto il problema e a divulgare i relativi dati provenienti dall’Asp e dall’ARPACal è stato il senatore Nicola Morra, il quale, nel corso di una conferenza stampa organizzata oggi pomeriggio a piazza XI Settembre, ha spiegato che nel 2018 l’ARPACal, effettuando le analisi di routine sull’acqua cosentina destinata al consumo umano - in particolare sui fontanini che rappresentano il termometro del quartiere in cui sono situati - per ben 14 volte ha rilevato la non conformità ai parametri indicatori, a causa della presenza dei suddetti batteri.
L’ARPACal ha puntualmente riferito i dati all’Azienda sanitaria provinciale (ASP), che a sua volta ha informato il sindaco di Cosenza, precisando che “A tutela della salute pubblica, la S. V. vorrà disporre, nelle more dell’attivazione delle procedure di sanificazione, l’utilizzo per soli scopi igienici delle acque”. Ma l’ordinanza che avrebbe dovuto vietare il consumo umano dell’acqua in città pare non sia stata mai emessa, infatti, essa non è mai pervenuta all’ASP, come da quest’ultima richiesto. Inoltre, in conferenza, il senatore Morra ha più volte ribadito che, insieme ai suoi collaboratori, ha cercato, sull’albo pretorio del comune bruzio, l’ordinanza sindacale che sarebbe dovuta seguire alle lettere dell’ASP, senza, però, trovarne traccia. Per questo motivo, Morra ha presentato un esposto in Procura.

A Cosenza l’acqua è sempre un problema: tra acquedotti vetusti, reti idriche colabrodo, manovre errate, sprechi, siccità, rimpalli di responsabilità tra la Sorical e l’amministrazione comunale, il cittadino è sempre alle prese con la ‘grande sete cosentina’. Ora è la volta dei batteri, pericolosi per la salute dei cosentini, ma ignorati da chi la salute pubblica deve tutelare.
Cosenza, 16 marzo 2019
© Francesca Canino